E questa settimana ho appreso che Galileo Galilei è nato dopo Cristoforo Colombo. Mia figlia fresca di esami di terza media lo sapeva, io no. E ora, grazie alla gaffe del ministro Sangiuliano, che ha associato le rotte dell’esploratore alle teorie del fisico, siamo tutti più eruditi. Per questo, ma anche perché mi fa fisicamente simpatia, non voglio infierire sull’ex direttore del Tg2. C’è solo un aspetto che secondo me lui e altri del governo sottovalutano: il ruolo della spalla. Senza il poliziotto col manganello, la comicità di Charlot ne sarebbe uscita dimezzata, o Totò senza l’assertività di Mario Castellani, o Franco Franchi senza Ciccio Ingrassia. Per convertire la figuraccia in gag, e dunque in efficace comunicazione politica (stando all’andazzo di questi anni) Sangiuliano dovrebbe arruolare, faccio un nome a caso, il talento straripante di Geppi Cucciari. Indimenticabile al premio Strega (Raitre) nel dialogo sui libri in gara che il ministro non aveva letto. Lì, le critiche sull’ignoranza sono state soppiantate dalla delizia di un siparietto tv che nessun autore avrebbe potuto copionare. Ora immaginate Cucciari al fianco di Sangiuliano in tutti i suoi interventi, pronta, bacchettandolo, a convertire le gaffe in intrattenimento. L’uscita su Galilei, invece di passare per un errore blu, avrebbe potuto sollecitare un “per Colombo intende Cristoforo o il tenente?” e chiudere sul sorriso tenero, finanche infantile, del ministro della cultura. ◆

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Questo articolo è uscito sul numero 1569 di Internazionale, a pagina 78. Compra questo numero | Abbonati