Ufficialmente le “aree interne” sono le zone “distanti dai centri di offerta di servizi essenziali (di istruzione, salute e mobilità), ricche di importanti risorse ambientali e culturali e fortemente diversificate per natura e a seguito di secolari processi di antropizzazione”. Dal dopoguerra si sono spopolate moltissimo, ma ci vive ancora quasi un quarto della popolazione italiana, anche perché costituiscono più del sessanta per cento del territorio. Da una decina d’anni, per iniziativa dell’allora ministro Fabrizio Barca, sono oggetto di una strategia nazionale che ha l’obiettivo di coordinare progetti per rilanciarne lo sviluppo. All’interno di questo programma fa ricerca Filippo Tantillo che in questo libro racconta i luoghi che ha visitato, i paesaggi che ha capito, le persone che ha incontrato e i progetti che ha seguito, attingendo a dati statistici, storia, ricordi e passioni personali. Ne emerge un quadro sfaccettato che mostra cosa ristagna e cosa si muove in alcune regioni note soprattutto per disastri naturali o sociali: tra le altre, la costa ionica della Calabria, la valle del Paterno, l’appennino centrale, le valli del cuneese, le Dolomiti orientali o la Sardegna centro-occidentale. Raccontando le storie di chi è partito e di chi è tornato, di come sopravvivono e lottano le persone che ci abitano, scopre che spesso sono proprio loro a conoscere non solo i problemi, ma anche le soluzioni. ◆
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Questo articolo è uscito sul numero 1520 di Internazionale, a pagina 78. Compra questo numero | Abbonati