Alessandro Barbaglia, libraio e scrittore novarese, classe 1980, ha la grande capacità di rendere leggere anche le situazioni pesanti. Le guarda in faccia, ma dà sempre ai lettori una via di fuga, una speranza anche nell’inferno. Ed è proprio un inferno quello che vive il protagonista del suo Scusa ma resto qui, il giovanissimo Zeno, che come tanti adolescenti (purtroppo) attraversa la cattiveria del bullismo e quel sadismo che ti toglie il respiro. Zeno non solo è attaccato, bullizzato, ma anche umiliato e deriso. La sua paura, il suo corpo che trema diventano un meme, qualcosa che guardi al cellulare e condividi solo per farti due risate. E poi c’è il resto: gli sguardi pietosi, cattivi, i messaggi minatori, la profonda solitudine. Barbaglia, ed è qui la forza del romanzo, non lascia solo Zeno. Arriva dal nulla una speranza. Un messaggio di aiuto. Una mano tesa. All’inizio Zeno non si fida. Come può? Ma poi piano, Luna, la ragazza che gli ha mandato quel messaggio di speranza, fa breccia nel suo cuore. E da lì nuvole, cuori, sole, risate, amicizia e chissà, forse l’altra parola con la a: amore. A patto però che non si vedano mai. Zeno resisterà, come Amore, a non vedere la sua Psiche? Barbaglia ci regala una leggerezza non banale. Una luce necessaria. Da leggere tutto di un fiato. E da regalare a chi amiamo davvero. ◆

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Questo articolo è uscito sul numero 1564 di Internazionale, a pagina 84. Compra questo numero | Abbonati