In un quartiere povero e popolare come quello di Dorchester, a sud di Boston, negli Stati Uniti, a cavallo degli anni sessanta e settanta trovare nella cassetta della posta una lettera di arruolamento significava partire per il Vietnam, sapendo che si rischiava di non tornare. La protesta pacifista cresceva, e coinvolse anche la chiesa cattolica e i suoi fedeli: i cattolici di origine irlandese, considerati così leali da essere spesso reclutati dall’Fbi come informatori sui dissidenti, diventarono per la prima volta ostili al governo. Tra loro c’era il giovane Paul Couming, che decise di disertare la chiamata alle armi e di non presentarsi neanche all’ospedale che gli era stato assegnato per svolgere il servizio. Condannato a quindici anni di carcere, insieme a delle suore sue amiche e con l’aiuto di alcuni giovani sacerdoti, Paul ebbe un’idea: dichiarare santuario una chiesa di periferia di Boston e usarla come asilo inviolabile per tutti i pacifisti. Passarono solo 48 ore prima che gli agenti federali, rompendo gli accordi tra stato e chiesa, facessero irruzione nel santuario, picchiando e arrestando chi aveva trovato rifugio. Divine intervention era stato uno dei progetti più interessanti presentati all’ultimo Tribeca film festival di New York ed è diventato un godibile podcast in dieci puntate su un gruppo di preti e suore che hanno sfidato il potere.
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Questo articolo è uscito sul numero 1607 di Internazionale, a pagina 86. Compra questo numero | Abbonati