La candidata democratica statunitense Kamala Harris ha fatto della libertà un tema centrale della sua campagna. Il suo sito spiega che “la battaglia della vicepresidente Harris per il nostro futuro è anche una battaglia per la libertà. In queste elezioni sono in ballo molte libertà fondamentali: la libertà di decidere sul tuo corpo senza interferenze dello stato; la libertà di amare la persona che ami apertamente e con orgoglio; e la libertà che schiude tutte le altre: quella di votare”. È un messaggio giusto. È arrivato il momento per i progressisti statunitensi di rivendicare la libertà come un punto del loro programma invece degli ultraliberisti e della destra, soprattutto oggi che questa rappresenta l’esatto opposto della libertà. Sono i progressisti a promuovere un programma liberale e profondamente americano.

Usare la lente di un economista può aiutare a chiarire la questione. In primo luogo, una parte essenziale della libertà è la possibilità di realizzare il proprio potenziale. Chi vive alla giornata non ha vera libertà: fa quello che è necessario per sopravvivere.

Su ognuna delle grandi questioni in ballo alle elezioni statunitensi Kamala Harris amplierebbe le libertà degli statunitensi, Donald Trump le restringerebbe

In secondo luogo, in ogni società d’individui interdipendenti la libertà per alcuni può comportare una perdita di libertà per altri. La liberalizzazione finanziaria degli anni novanta e duemila sarebbe stata la morte per l’economia se non fosse intervenuto lo stato; ma poiché quell’intervento è costato miliardi di dollari dei contribuenti, la crisi ha comunque ridotto la libertà di molti lavoratori e di chi possiede una casa.

In terzo luogo, una piccola dose di coercizione può garantire più libertà a tutti. Quando lavoriamo insieme possiamo fare cose che da soli non saremmo in grado di fare; ma per evitare il problema del free-rider (cioè che qualcuno approfitti di risorse e beni comuni senza dare nulla in cambio) può essere necessario qualche obbligo.

In quarto luogo, se da una parte l’economia neoliberista ha aumentato la libertà delle aziende, dall’altra non ha portato a una prosperità generalizzata né tanto meno a un benessere condiviso. Il neoliberismo, inoltre, non è nemmeno sostenibile, perché incoraggia i comportamenti che minano alla base il funzionamento del sistema.

Le economie funzionano sulla base della fiducia. I vincitori del premio Nobel per l’economia di quest’anno – Daron Acemoğlu, Simon Johnson e James A. Robinson – hanno sottolineato la grande importanza delle istituzioni; ma anche le buone istituzioni non funzionano quando egoisti come Donald Trump violano spudoratamente la legge.

In quinto luogo i mercati senza vincoli non favoriscono la libertà. L’ascesa del populismo autoritario è stata più pronunciata nei paesi dove i governi hanno fatto troppo poco per affrontare la disuguaglianza.

Il contrasto tra Harris e Trump sulle libertà fondamentali – come il diritto di una donna di controllare il proprio corpo – è lampante. Su ognuna delle grandi questioni in ballo in queste elezioni Harris vuole ampliare le libertà degli statunitensi, Trump le vuole restringere. Al centro del programma di Harris c’è l’impegno ad aiutare i cittadini comuni, non il ritorno a un’economia del trickle-down (basata sull’idea che la ricchezza di un’élite porterebbe ‘a cascata’ benessere al resto della società) adottata da Trump. La sua proposta di tagli fiscali per i miliardari e le grandi aziende aumenterebbe di 7.500 miliardi il debito pubblico nei prossimi anni.

Se l’impennata globale dell’inflazione dopo la pandemia sembra essere stata domata, gli statunitensi sono preoccupati dai prezzi dei farmaci e degli alloggi. Harris ha proposto delle misure per impedire la speculazione, che però sono state fraintese.

L’Inflation reduction act (Ira, legge per la riduzione dell’inflazione) approvato dall’amministrazione Biden nel 2022 conteneva norme per abbassare i prezzi di farmaci come l’insulina. Tuttavia gli Stati Uniti potrebbero fare molto di più per ridurne il costo a livelli più vicini a quelli europei. Harris vorrebbe provarci, mentre Trump ha promesso di smantellare l’Ira, e dunque far aumentare i prezzi.

Trump promette anche di alzare i dazi fino al 100 per cento per le merci provenienti dalla Cina, cosa che farebbe aumentare i prezzi dell’abbigliamento, degli elettrodomestici e di molte altre cose. Di fatto, tutto il suo programma economico consiste in una enorme tassa regressiva sui redditi medio-bassi (cioè chi guadagna di meno paga, in proporzione, di più).

Infine, per sostenere la libertà degli statunitensi di realizzare il proprio potenziale, Harris propone alcuni passi concreti per aumentare le opportunità, soprattutto nel campo dell’imprenditoria.

Donald Trump è la prova vivente della negazione della libertà propria della destra. Per fortuna Kamala Harris sta dimostrando cosa succede quando i progressisti abbracciano questo valore fondamentale degli Stati Uniti. ◆ fdl

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Questo articolo è uscito sul numero 1586 di Internazionale, a pagina 36. Compra questo numero | Abbonati