Il presidente Joe Biden ha autorizzato l’Ucraina a usare missili a lunga gittata di produzione statunitense (Atacms) per colpire il territorio russo. È una svolta importante, visto che finora la Casa Bianca si era sempre rifiutata di fare questo passo per il timore che Mosca potesse rispondere alzando il livello del conflitto, anche usando armi nucleari. Il 19 novembre le forze ucraine hanno adoperato per la prima volta questi missili, forniti dall’esercito statunitense all’inizio del 2024, per colpire la città russa di Karačev. Gli Atacms hanno un raggio di circa trecento chilometri e dovrebbero servire contro obiettivi russi e nordcoreani, in modo da proteggere le truppe ucraine presenti nella regione occidentale di Kursk.

La notizia del cambio di rotta degli Stati Uniti – chiesto da tempo dal presidente ucraino Volodymyr Zelenskyj – è arrivata poche ore dopo che la Russia aveva ripreso a bombardare con insistenza le infrastrutture energetiche ucraine. La decisione è considerata anche una risposta alla scelta russa di arruolare circa diecimila soldati nordcoreani. Washington teme che il coinvolgimento delle forze nordcoreane faccia precipitare la situazione in Europa orientale e in Asia, e ha più volte avvertito che i soldati nordcoreani, una volta in azione, sarebbero diventati un obiettivo delle forze ucraine.

Secondo il New York Times, gli attacchi ucraini punterebbero non tanto ad alterare il corso della guerra ma a scoraggiare il leader nordcoreano Kim Jong-un dal mandare altre truppe e incrementare la propria partecipazione in un conflitto in cui Pyongyang già sostiene Mosca con la produzione e l’invio di munizioni e altro materiale bellico. Il ruolo dei soldati nordcoreani è uno dei temi che Biden ha affrontato con il presidente cinese Xi Jinping il 16 novembre a Lima, in Perù, durante il forum della Cooperazione economica Asia-Pacifico. Il presidente statunitense ha chiesto al leader cinese di usare la sua influenza su Kim Jong-un per bloccare l’invio di nuove truppe.

La decisione di Washington potrebbe aiutare Kiev in una fase della guerra in cui la Russia è passata all’offensiva, mentre le forze ucraine hanno difficoltà a trovare soldati ben addestrati da mandare al fronte. Inoltre, la possibilità di usare i missili a lunga gittata potrebbe mettere l’Ucraina in una posizione migliore per affrontare eventuali trattative sulla fine della guerra.

L’amministrazione Biden ha assicurato che in questo momento di transizione del potere a Washington, un negoziato resta l’obiettivo principale. Jake Sullivan, consigliere per la sicurezza nazionale, ha riferito che nell’incontro tra Trump e Biden del 13 novembre, il presidente uscente ha detto al suo successore: “È importante che l’Ucraina mantenga una posizione il più forte possibile sul campo, affinché possa sedersi in condizioni ottimali al tavolo del negoziato”.

Trump, che si insedierà alla Casa Bianca il 20 gennaio 2025, ha elogiato spesso Vladimir Putin e ha garantito di mettere fine alla guerra “nel giro di 24 ore”. Non ha spiegato come vuole farlo, ma il suo vicepresidente J.D. Vance ha detto che Kiev potrebbe doversi rassegnare a cedere i territori occupati da Mosca.

Pareri diversi

La decisione dell’amministrazione Biden sui missili divide gli esperti statunitensi. “Questa svolta era necessaria da tempo”, ha scritto Michael McFaul, ex ambasciatore a Mosca durante il mandato di Barack Obama e docente di Stanford. “Dobbiamo mettere da parte la bizzarra logica secondo cui la Russia può attaccare l’Ucraina da qualsiasi parte del suo territorio ma l’Ucraina non può fare lo stesso. Credo che le probabilità di un’escalation, già in passato poche, si siano ridotte ulteriormente dopo la vittoria di Trump”. Jennifer Kavanagh, del centro studi conservatore Defense priorities, sottolinea invece che la scelta “non migliorerà in modo significativo la posizione militare di Kiev, ma intensificherà il coinvolgimento degli Stati Uniti e della Nato nel conflitto, incrementando il rischio di un’escalation da parte russa con possibili rappresaglie contro obiettivi europei o statunitensi”. ◆ as

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it

Questo articolo è uscito sul numero 1590 di Internazionale, a pagina 28. Compra questo numero | Abbonati