I libri italiani letti da un corrispondente straniero. Questa settimana la freelance tedesca Michaela Namuth.
In tempi in cui in Italia un governo post-fascista impone un dibattito sull’egemonia culturale (di sinistra), non nuoce la lettura di un libro come questo. Parla dell’abilità storica del fascismo di usare la cultura per costruire un immaginario collettivo, anche dopo la caduta di Mussolini. Descrive come i segni di quell’ideologia ancora oggi sono ben presenti e raramente messi in discussione nella cultura ufficiale e nei paesaggi urbani, e sottolinea la necessità di un continuo dibattito sul loro significato. L’autrice cita come esempio anche il Palazzo della civiltà italiana, nel quartiere romano dell’Eur, rilanciato dal marchio di alta moda Fendi senza nessun gesto critico nei confronti del suo passato. All’opposto ricorda una performance dell’artista Hans Haacke che nel 1993, durante la Biennale di Venezia, sostituì l’aquila nazista (che ancora troneggia sul padiglione tedesco) con la moneta del marco, nuovo simbolo di potere. Per la storica dell’arte Gravano memoria non significa conservare i monumenti e neanche distruggerli per protesta, ma “agire nel presente per mantenere ‘vivo’ un passato che in quel momento preciso deve parlare”. Sostiene infine che tutto è in movimento, anche la memoria stessa che – come la democrazia – deve essere sempre ricostruita, di generazione in generazione. ◆
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Questo articolo è uscito sul numero 1577 di Internazionale, a pagina 77. Compra questo numero | Abbonati