Micheliny Verunschk
Resta solo il fuoco
66thand2d, 144 pagine, 16 euro

Cosa sono la conoscenza, la verità, la realtà, la magia? Sono lo stesso ovunque o esistono luoghi in cui prendono forme diverse che rendono difficile ogni distinzione? Sono a Kandy, in Sri Lanka, e in questi giorni una reliquia di Budda è portata in giro per la città. Si dice che favorisca le piogge. E infatti piove. È una leggenda o un fatto? In una comunità rurale del Brasile, Celeste è uccisa dalla sua famiglia, in un rituale che ricorda il rogo di una strega. I personaggi di Resta solo il fuoco prendono uno a uno la parola, raccontando la propria versione dei fatti, in una narrazione corale in cui reale e simbolico creano una storia torbida come le acque del rio das Cobras. L’incipit folgorante del romanzo vi farà perseverare anche quando navigarlo diventa complicato, come i labirinti creati da quelle stesse acque. Il corpo di Celeste non racconta solo l’indagine di un omicidio, ma presenta sulla pelle le conseguenze di una comunità isolata, dove un nuovo credo religioso affianca le vecchie gerarchie imposte dal patriarcato, dal colonialismo, da credenze ataviche. Verunschk, una delle voci più interessanti della letteratura brasiliana di oggi, sintetizza in queste pagine una comunità e un luogo che interpretano l’esistenza in una maniera diversa, che ci appare forse brutale, contraria a ogni regola, ma che, tra miseria e meschinità, racconta l’umanità con precisione antropologica.

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Questo articolo è uscito sul numero 1577 di Internazionale, a pagina 77. Compra questo numero | Abbonati