Edoardo Vitale
Gli straordinari
Mondadori, 180 pagine, 18,50 euro

L’assenza del digitale nel romanzo contemporaneo fa discutere da tempo. In effetti nella maggior parte dei libri che ho letto quest’anno la tecnologia non c’è e anzi, quando entra nel romanzo, è presentata con toni distopici, quasi non facesse davvero parte del presente, ma fosse qualcosa di estraneo. In Gli straordinari, la realtà come la conosciamo fa capolino a una decina di pagine dall’inizio, nella forma del quartiere dell’Eur, per essere comunque descritta come “un’Atlantide riemersa, l’Antico Egitto di un altro pianeta”. Il resto è un susseguirsi di dinamiche sociali, digitali, lavorative, climatiche tardocapitaliste che tutti conosciamo e che qui sono esasperate nella vita che Nico ed Elsa conducono a margine di pANGEA, una multinazionale che in sostanza aiuta le aziende ad apparire più etiche e sostenibili. Le parti di questo esordio che trovo più riuscite sono quelle che raccontano la transizione: dalla vita pubblica a quella domestica, da un passato nostalgico a un presente sovraffollato, dal desiderio alla performance. Si appesantisce invece negli elenchi che assiepano l’estetica della quotidianità da pANGEA: “Email, call, brief, report, rework, brainstorming”; “core values, home sharing, climate tech, obsolescenza programmata”. Edoardo Vitale compone un romanzo lineare, che accende l’interesse sul futuro del nostro presente. ◆

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Questo articolo è uscito sul numero 1582 di Internazionale, a pagina 94. Compra questo numero | Abbonati