Rosanna Turone
Santa
NN Editore, 208 pagine, 17 euro

Di alcuni libri basta l’incipit per dire che sono belli. L’esordio di Rosanna Turone si distingue con il suo stile incalzante, con le frasi ironiche che si lasciano e si riprendono con le stesse parole. Santa è cresciuta in una camerata tutta azzurra, sotto la scritta Benvenuto Santo, perché i suoi genitori si aspettavano un maschio. Sua sorella si chiama Beatamaria e la madre Sapienza (“a noi i nomi ci hanno rovinato”). Sogna da sempre di andarsene dal suo paesino calabro davanti al mare, e quando se ne va lo fa con un uomo, Gianni, che è un buon motivo per andarsene, almeno agli occhi degli altri. Finisce in un paese del Piemonte dove non c’è nulla, e allora si perde a guardare il figlio Tommaso, mentre l’uomo con cui è partita riempie di buchi i muri di casa nei suoi scatti violenti, costringendola ad appendere quadri per nascondere quell’odio. Alla fine riesce a lasciare Gianni, e tutti in paese dicono che è un peccato. Ma un peccato per chi? Se una donna decide di farcela da sola, se pensa di non aver bisogno di un uomo, c’è qualcosa che non funziona. La scrittura di Turone è diretta ed efficace nel descrivere una donna che vuole l’amore senza condizioni, che non si aspetta d’innamorarsi e di restare incinta di nuovo. Amare o essere amati: è meglio essere soggetto o oggetto d’amore? Nel dubbio, “acqua alle papere”. ◆

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Questo articolo è uscito sul numero 1583 di Internazionale, a pagina 96. Compra questo numero | Abbonati