Anche se con la guerra in Ucraina le grandi aziende occidentali specializzate nel commercio dei cereali hanno lasciato la Russia, il grano e le altre colture del paese continueranno ad affluire sui mercati globali, scrive Bloomberg. “Sulla terraferma le aziende straniere saranno sostituite da quelle locali e sul mare, dove l’autorità dei porti russi finisce e comincia l’attività delle navi straniere, gli occidentali continueranno a trasportare i cereali di Mosca”. Il colosso statunitense Cargill, per esempio, ha dichiarato ufficialmente che lo farà, “in linea con la missione di nutrire il mondo”. L’uscita delle aziende occidentali non è dovuta alle sanzioni, ma alle pressioni del Cremlino. “Come ha detto un manager del settore, Vladimir Putin le ha messe alla porta, procurandogli danni per centinaia di milioni di dollari e continuerà a incassare soldi con cui finanziare la sua guerra in Ucraina. La Russia, inoltre, userà le esportazioni di cereali come leva diplomatica sulle economie povere ed emergenti. Il suo grano infatti finisce in paesi come la Turchia, l’Egitto e il Bangladesh, che simpatizzano con Putin, o almeno non gli sono ostili”. Le nuove aziende russe saranno guidate da oligarchi del grano, che sfrutteranno la guerra per stringere ancora di più la loro morsa sui coltivatori e comprare a prezzi stracciati il resto della filiera delle forniture fino a ieri in mano agli occidentali. Inoltre, apriranno uffici in tutte le città del Medio Oriente e dell’Asia, pronte a fare affari con i nuovi padroni al posto dei vecchi. ◆
L’importanza del grano
Tagli al greggio
Il 2 aprile un gruppo di grandi produttori di petrolio guidato dall’Arabia Saudita (comprendente Iraq, Emirati Arabi Uniti, Kuwait, Algeria, Oman e Kazakistan) ha annunciato che da maggio taglierà la produzione di greggio di più di un milione di barili al giorno. La Russia non è coinvolta nella decisione, ma alcune settimane fa aveva annunciato che produrrà cinquecentomila barili al giorno in meno. Il taglio, che durerà almeno fino alla fine del 2023, si aggiunge a quello deciso nell’ottobre 2022 dall’Opec e dalla Russia. “Questa mossa a sorpresa scontenta gli Stati Uniti e ha provocato un rialzo dei prezzi preoccupante per l’andamento dell’economia globale”, scrive il Wall Street Journal. Il 3 aprile, infatti, le quotazioni del greggio sono subito salite: il Brent, un indice di riferimento per i mercati mondiali, è aumentato di più del 5 per cento. “Se i rincari continueranno”, conclude il quotidiano finanziario statunitense, “potrebbe complicarsi l’azione di contrasto all’inflazione”. ◆
C’è poco litio per l’Europa
“La transizione dell’Unione europea verso i veicoli con motore elettrico è in pericolo a causa della carenza di litio, un componente base delle batterie”, scrive il Financial Times. Secondo uno studio della Benchmark Mineral Intelligence, un’azienda di ricerche specializzata nel settore delle auto elettriche, l’entrata in vigore del divieto d’immatricolazione dei veicoli con motore a combustione interna, previsto per il 2035, farà quintuplicare la domanda di litio nell’Unione europea, arrivando a 550mila tonnellate all’anno. La regione sarà capace di produrne neppure la metà. La carenza, conclude il quotidiano, provocherà anche forti rialzi del prezzo del minerale.
Espulsi per due anni
Nei prossimi due anni la società di consulenza e revisione contabile statunitense Ernst & Young non potrà lavorare in Germania, scrive la Bbc. La decisione delle autorità tedesche è legata al ruolo di revisore dei conti svolto da Ernst & Young nella Wirecard, l’azienda informatica tedesca protagonista di un clamoroso fallimento nel 2020.
Investitori infuriati
Un gruppo di quindici grandi investitori ha deciso di avviare un’azione legale contro l’autorità federale di vigilanza sui mercati finanziari (Finma), che il 19 marzo, insieme al governo di Berna e alla banca centrale svizzera, è stata protagonista dell’acquisizione del Credit Suisse da parte della banca Ubs. Come spiega la Neue Zürcher Zeitung, gli investitori ritengono illegale la cancellazione del valore delle obbligazioni Additional tier 1 (At1) del Credit Suisse. Le At1 sono una forma di debito che fa parte del capitale di una banca e dovrebbe essere rimborsato prima delle azioni in caso di fallimento. Inoltre, dovrebbero essere convertite in azioni quando le riserve scendono sotto una certa soglia.
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