Africa e Medio Oriente

Contro la Jihad islamica

Khan Yunis, 9 maggio (Yousef Masoud, SOPA Images/Getty)

Nella notte tra l’8 e il 9 maggio una serie di attacchi aerei israeliani nella Striscia di Gaza ha ucciso tredici persone e ne ha ferite più di venti. Altri quattro palestinesi sono morti in due raid successivi. Tra le vittime ci sono tre leader della Jihad islamica, un gruppo armato che opera soprattutto nel territorio palestinese. Il 10 maggio circa sessanta razzi sono stati lanciati dalla Striscia di Gaza verso Israele e sono stati intercettati dal sistema antiaereo israeliano. Secondo Haaretz potrebbe esserci una nuova escalation, la cui gravità dipenderà dalle mosse di Hamas, il movimento al potere nella Striscia di Gaza.

Attentato alla sinagoga

Il 9 maggio un agente della guardia nazionale tunisina ha ucciso un suo collega e poi ha aperto il fuoco alla sinagoga della Ghriba, sull’isola di Djerba, dove c’erano dei pellegrini in visita. Due turisti sono morti e anche l’aggressore è stato ucciso dagli addetti alla sicurezza, scrive La Presse de Tunisie. La Ghriba è la sinagoga più antica dell’Africa.

rdc

Alluvioni e frane

Nyamukubi, 6 maggio (Glody Murhabazi, Afp/Getty)

Nell’est della Repubblica Democratica del Congo (Rdc) almeno quattrocento persone sono morte a causa delle inondazioni e delle frane causate dalle piogge torrenziali nel Sud Kivu. L’ha annunciato un portavoce del governo l’8 maggio, senza specificare il numero dei dispersi, che sono stimati in centinaia. Secondo le Nazioni Unite tremila famiglie sono rimaste senza un tetto . Il villaggio di Bushushu, per esempio, è stato in parte distrutto da una frana che ha trasportato case e cadaveri fino al vicino lago Kivu. Pochi giorni prima, ricorda The East African, il maltempo aveva duramente colpito il Ruanda, dove 130 persone avevano perso la vita e migliaia di case erano state distrutte nelle alluvioni. L’ong Greenpeace ha invitato il governo congolese a lavorare a un piano che tenga seriamente conto del rischio di frane in alcune parti del paese.

Il ritorno della Siria

I ministri degli esteri dei paesi arabi riuniti al Cairo, in Egitto, il 7 maggio hanno deciso di reintegrare nella Lega araba la Siria, espulsa nel 2011 a causa della repressione delle proteste pacifiche. Al Quds al Arabi spiega che le condizioni poste a Damasco sono state principalmente due: fermare la produzione e il contrabbando del captagon, una potente anfetamina, e garantire un ritorno in sicurezza dei profughi. Ma i paesi arabi “dovrebbero limitare le loro aspettative sulla possibilità che il regime siriano possa davvero cambiare”, avverte il quotidiano. Secondo The New Arab la decisione della Lega araba è stata determinata da “un’evoluzione nella politica estera dell’Arabia Saudita”. L’approccio aggressivo attuato in passato è stato un fallimento e ora Riyadh cerca di stabilire relazioni più cordiali con i suoi vicini, a partire dall’Iran, anche se il suo vero obiettivo, come degli altri leader regionali, è consolidare una forma di “stabilità autoritaria” in Medio Oriente. ◆

Altro da questo numero
1511 - 12 maggio 2023
Abbonati a Internazionale per leggere l’articolo.
Gli abbonati hanno accesso a tutti gli articoli, i video e i reportage pubblicati sul sito.
Black Friday Promo