In occasione del secondo anniversario della morte di Mahsa Jina Amini, che scatenò una grande protesta in tutto l’Iran, Narges Mohammadi, attivista e premio Nobel per la pace in carcere, ha fatto appello alla comunità internazionale per “rompere il silenzio” di fronte all’oppressione delle donne iraniane. Lo stesso giorno il presidente Masoud Pezeshkian ha promesso che la polizia religiosa “non infastidirà” le donne che non indossano il velo in pubblico. Secondo Iran Wire, anche se il movimento non ha rovesciato la Repubblica islamica, ha portato comunque importanti cambiamenti nella vita degli iraniani.
Due anni dopo
Attentati nella capitale
Il Gruppo di sostegno all’islam e ai musulmani (Gsim), un’alleanza jihadista legata ad Al Qaeda, ha rivendicato un doppio attentato nella capitale maliana Bamako contro una scuola della gendarmeria e una base militare vicino all’aeroporto, riferisce Africa news. Secondo una fonte di Le Monde Afrique, il bilancio delle violenze è di circa sessanta morti. Il Mali vive sotto la minaccia dei gruppi terroristi da più di dieci anni, ma finora la capitale era stata in parte risparmiata: l’ultimo attentato in città, contro un hotel, risaliva al 2016.
Più voti agli islamisti
Il 15 settembre il re giordano Abdallah II ha nominato primo ministro Jafar Hassan, suo capo di gabinetto. Hassan ha avuto l’incarico di formare il nuovo governo dopo le elezioni del 10 settembre, segnate da una bassa partecipazione e vinte dal Fronte d’azione islamico, braccio politico dei Fratelli musulmani e principale partito d’opposizione, scrive Al Ghad.
Cultura Lo scrittore libanese Elias Khoury ( nella foto ), uno dei più importanti esponenti della letteratura araba contemporanea e grande sostenitore della causa palestinese, è morto il 15 settembre a Beirut. Aveva 76 anni ed era malato da tempo.
Rep. Dem. del Congo Il 13 settembre 37 persone, tra cui un cittadino britannico e tre statunitensi, sono state condannate a morte per aver partecipato a un tentativo di colpo di stato il 19 maggio 2024.
Senegal Il presidente Bassirou Diomaye Faye, eletto a marzo, ha sciolto il parlamento il 12 settembre e ha indetto le legislative anticipate il 17 novembre. Faye ha accusato i deputati, in gran parte fedeli al suo predecessore Macky Sall, di bloccare il suo progetto di riforme.
Sud Sudan Il governo ha deciso di rinviare di due anni le elezioni, previste a dicembre, per le difficoltà organizzative, ma anche per far approvare una nuova costituzione prima del voto.
Reclutamento tra i migranti
L e forze armate di Israele stanno offrendo aiuto per ottenere la residenza permanente nel paese ai richiedenti asilo africani che sono disposti a combattere, rischiando la vita, nella guerra a Gaza, riferisce un’inchiesta di Haaretz. In Israele vivono trentamila immigrati africani, tra cui 3.500 sudanesi, che non hanno un permesso di soggiorno permanente. Secondo il quotidiano israeliano la campagna di reclutamento procede in maniera organizzata, con l’aiuto di consulenti legali. Ma anche all’interno dell’esercito ha suscitato molte critiche, perché spesso sfrutta la disperazione di persone che sono scappate da un’altra guerra. ◆ Gli attacchi israeliani nella Striscia proseguono senza sosta: il 18 settembre il bilancio delle vittime reso noto da Hamas è stato di 41.272 morti. Il giorno prima le Nazioni Unite e il ministero della salute palestinese hanno annunciato che circa il 90 per cento dei bambini di Gaza sotto i dieci anni è stato vaccinato contro la poliomielite, in una campagna finita il 14 settembre. ◆ Un missile lanciato dai miliziani sciiti huthi che controllano parte dello Yemen ha colpito il 15 settembre il centro d’Israele, senza causare vittime.
La deriva autoritaria
In vista delle presidenziali del 6 ottobre, Jeune Afrique dedica la copertina al capo dello stato tunisino Kais Saied. Definito l’“iperpresidente” per la svolta autoritaria che ha messo in atto negli ultimi tre anni, Saied “si prepara a ottenere un secondo mandato con un’elezione a senso unico, visto che ha imbavagliato tutti i contropoteri. Il suo metodo: un autoritarismo populista sotto forma di colpo di stato permanente”. La commissione elettorale ha ammesso, oltre a Saied, solo due candidati, uno dei quali, Ayachi Zammel, è in prigione. L’ultimo numero di Jeune Afrique non è disponibile nelle edicole tunisine perché non ne è stata autorizzata la distribuzione, una decisione che per il direttore Marwane Ben Yahmed equivale a “un triste ritorno agli anni della dittatura di Ben Ali”. Il 13 settembre, giorno d’inizio della campagna elettorale, migliaia di persone hanno manifestato a Tunisi contro quello che definiscono “uno stato di polizia”. Lo stesso giorno il partito islamista-conservatore d’opposizione Ennahda ha denunciato l’arresto di un’ottantina di suoi iscritti. ◆
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