Molte persone temono i cambiamenti e faticano a gestirli. “Non si sentono a proprio agio quando non sanno cosa aspettarsi”, dice la psicologa Lisa Letessier a Le Figaro. È importante capire che la paura dell’ignoto è normale: tra i compiti del cervello c’è quello di anticipare ciò che potrebbe metterci in pericolo. D’altra parte questi pensieri sono spesso irrazionali e frutto di un’opinione. Essere consapevoli di questa funzione cognitiva può aiutare a fare un passo indietro. È utile anche ripensare a situazioni inizialmente angoscianti che poi sono state gestite con successo, a riprova del fatto che si hanno le risorse per affrontare gli imprevisti. ◆
Corpi flessibili
Avere le articolazioni rigide può scoraggiare dall’essere fisicamente attivi, spiega il Washington Post, e uno studio condotto a Rio de Janeiro rivela che la flessibilità è un aspetto da non sottovalutare. Per più di un decennio sono state seguite 3.139 persone tra i 46 e i 65 anni e si è scoperto che avere un corpo più flessibile riduce la probabilità di morire prematuramente. Gli esperti suggeriscono di fare regolarmente stretching facendo lavorare tutte le articolazioni e i muscoli, soprattuttto quando si è alla scrivania.
Appuntamenti al supermercato
Dopo la Spagna e l’Australia il “supermarket dating” è arrivato anche in Argentina, racconta Clarín. Si tratta di una tendenza nata su TikTok con lo scopo di evitare le app di incontri e tornare a conoscersi dal vivo. Per far capire che si è in cerca di una relazione gli spagnoli mettono nel carrello un ananas a testa in giù, mentre gli australiani un casco di banane rivolto verso l’alto. Per dimostrare interesse basta sbattere delicatamente i carrelli. In Argentina questa moda ha appena cominciato a diffondersi e un’azienda ha proposto di sostituire la frutta con un suo shampo, trasformando il tutto in un’operazione commerciale.
Comunità di microbi
Trascorriamo il 90 per cento della vita in ambienti chiusi che ospitano milioni di microbi invisibili, scrive The Conversation. Proprio come l’intestino, anche gli spazi che frequentiamo hanno un microbioma costituito da batteri, funghi, virus e altri organismi. Diverse ricerche dimostrano che questo “ecosistema” può influenzare, in positivo e in negativo, la salute respiratoria, il sistema immunitario e il benessere mentale. Gli scienziati stanno studiando come modellare queste comunità di microbi per creare ambienti più sani. Si è scoperto che l’uso di materiali naturali negli edifici, come il legno, o di sistemi di ventilazione più efficienti favorisce la varietà microbica. Per competere con gli agenti patogeni dannosi si stanno anche sviluppando prodotti per la pulizia probiotici, cioè in grado di introdurre microbi benefici. Questi studi potrebbero portare a un futuro in cui le case e i luoghi di lavoro contribuiranno attivamente al nostro benessere.
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