I tunisini sono attesi alle urne il 6 ottobre per le presidenziali. A sfidare il leader Kais Saied, che dal 2021 ha impresso una svolta autoritaria al paese, saranno solo due candidati: Zouhair Maghzaoui, del partito socialista panarabista Movimento del popolo, e Ayachi Zammel (nella foto, il portavoce di Zammel, Tunisi, 16 settembre 2024) della formazione centrista Azimoun. Il 1 ottobre Zammel è stato condannato a dodici anni di carcere per aver presentato firme false per convalidare la sua candidatura. Per le stesse accuse pochi giorni prima gli era stata inflitta una pena a venti mesi di prigione. Zammel, che respinge le accuse, non si vuole ritirare dalla corsa, scrive Business News, e sui social media è partita una campagna per votarlo per contrastare Saied. Intanto il 30 settembre a Djerba è naufragata una barca con una sessantina di migranti, in gran parte tunisini. Solo 29 sono stati soccorsi, scrive Tunisie Numérique. ◆
Il candidato in carcere
Offensiva nella capitale
Il 26 settembre si sono intensificati i combattimenti nella capitale sudanese Khartoum, dopo che l’esercito ha lanciato un’offensiva per strappare terreno alle Forze di supporto rapido (Rsf), scrive Sudan Tribune. Alcuni partiti e gruppi della società civile hanno accusato le forze armate sudanesi di aver compiuto delle esecuzioni sommarie di civili sospettati di aver collaborato con le Rsf. Si è aperto un nuovo fronte anche a Kalbus, nel Darfur Occidentale, dove le Rsf si sono scontrate con i miliziani del Movimento giustizia e uguaglianza Jem, alleati dell’esercito.
Emergenza violenze sessuali
Nel 2023 gli operatori di Medici senza frontiere (Msf) nella Repubblica Democratica del Congo (Rdc) hanno preso in carico 25.166 sopravvissute a violenze sessuali, in media due casi all’ora, si legge in un rapporto dell’ong del 30 settembre. È il numero più alto registrato negli ultimi anni. La più colpita è la provincia del Nord Kivu, dove i civili sono costretti a scappare dagli scontri tra i ribelli dell’M23 e l’esercito.
La nomina del governatore
Il 30 settembre il parlamento con sede nell’est della Libia ha approvato la nomina di Naji Mohamed Issa Belqasem a governatore della banca centrale libica e di Marai al Barassi a suo vice, scrive The Libya Observer. La decisione è il frutto di un accordo con le autorità di Tripoli, mediato dalle Nazioni Unite. Le nomine mettono fine a una crisi durata più di un mese, che ha portato alla chiusura parziale degli impianti petroliferi e a gravi perdite finanziarie per il paese. Belqasem prende il posto di Saddiq al Kabir, che era stato rimosso dal suo incarico dal governo dell’ovest. La mossa aveva riacceso la rivalità tra le due autorità che si contendono il controllo del paese. Secondo la Reuters, ora la Libia è pronta a riprendere la produzione nei campi petroliferi dove a fine agosto erano state interrotte le attività estrattive.
Una corsa a quattro
Il 9 ottobre in Mozambico 17 milioni di persone saranno chiamate a votare per il parlamento e il presidente. Il capo di stato uscente, Filipe Nyusi (nella foto), del Fronte di liberazione del Mozambico (Frelimo, al potere dal 1975), non può ricandidarsi perché ha già compiuto due mandati. Sarà quindi una corsa a quattro, osserva il sito sudafricano News24. Il Frelimo ha puntato su un candidato di 47 anni, Daniel Chapo, ex presentatore di radio e tv, e docente di diritto costituzionale. Governatore della provincia di Inhambane (sud), può contare sul sostegno del partito che ha dominato la politica mozambicana dall’indipendenza.
La Resistenza nazionale mozambicana (Renamo, protagonista di una lunga guerra con il Frelimo, con cui ha firmato un accordo di pace definitivo solo nel 2019) schiera il suo leader, Ossufo Momade, 63 anni, che ha detto apertamente di non tollerare brogli in queste elezioni. Partecipa alla corsa anche l’indipendente Venâncio Mondlane, cinquant’anni, considerato l’astro nascente della politica locale e molto popolare tra i giovani. Infine Lutero Simango, 64 anni, è il candidato del Movimento democratico del Mozambico, il terzo partito del paese. Gli sfidanti di Chapo accusano il Frelimo di essere la causa dei problemi del paese, che negli ultimi anni è stato scosso da un grave scandalo di corruzione legato all’acquisto di una flotta di pescherecci, e che deve affrontare un’insurrezione jihadista nella provincia del Cabo Delgado, dove sono attive le multinazionali del gas. ◆
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