Africa e Medio Oriente

Richiamate in carcere

Teheran, 14 gennaio 2024 (Sahand Taki, Shargh Daily News/Ap/Lapresse)

Le autorità iraniane hanno convocato il 21 ottobre le giornaliste Nilufar Hamedi ed Elaheh Mohammadi (nella foto) per scontare una pena a cinque anni di prigione. Il 13 ottobre un tribunale ha confermato che sono colpevoli di “cospirazione e collusione contro la sicurezza nazionale” e “propaganda contro la Repubblica islamica”. Iran Wire ricorda che le due giornaliste erano state liberate su cauzione a gennaio. Nel 2022 erano state arrestate per aver raccontato la morte di Mahsa Jina Amini, che aveva scatenato una grande mobilitazione contro il regime. ◆ Il 27 ottobre l’attivista iraniana Narges Mohammadi, premio Nobel per la pace 2023 da anni in carcere, è stata trasferita in ospedale dopo che per nove settimane le erano state negate le cure mediche. ◆ Il 28 ottobre, nonostante le proteste di Berlino, è stata eseguita la condanna a morte di Jamshid Sharmahd, dissidente iraniano-tedesco, accusato di terrorismo. ◆

Una rappresaglia sanguinosa

Tra il 20 e il 25 ottobre le Forze di supporto rapido (Rsf) hanno attaccato una trentina di villaggi nello stato sudanese di Gezira (sudest), causando più di 120 morti e 47mila sfollati. Le Nazioni Unite hanno denunciato le atrocità commesse dalle Rsf, ma anche dall’esercito sudanese. Secondo il Sudan Tribune, gli attacchi sono una rappresaglia per la defezione di Abuagla Keikal, ex comandante delle Rsf nella Gezira. Altri cinque consiglieri del generale Hemetti, capo delle Rsf, sono passati dalla parte dell’esercito, scrive il sito di Rfi, e hanno fatto delle rivelazioni sulle vere cause del conflitto. Secondo loro, la guerra è scoppiata dopo che i generali dell’esercito si sono rifiutati di firmare contratti milionari per la costruzione di infrastrutture lungo il mar Rosso, fortemente voluti da Hemetti.

Quaranta militari uccisi sul lago

Il 27 ottobre il gruppo estremista islamico Boko haram ha sferrato un attacco in Ciad, uccidendo circa quaranta soldati e innescando una controffensiva dell’esercito. I jihadisti hanno colpito una base sull’isola di Barkaram, nel lago Ciad.

I diamanti non bastano

Il Botswana, un paese di 2,5 milioni di abitanti nell’Africa australe, va alle urne il 30 ottobre per le elezioni legislative. Il Botswana democratic party (Bdp) del presidente Mokgweetsi Masisi ha sempre vinto le elezioni dai tempi dell’indipendenza, nel 1966, e vuole ottenere la maggioranza in parlamento per rieleggere Masisi per un secondo mandato. Africanews scrive che il paese vive un periodo di grave incertezza economica, perché è considerato troppo dipendente dall’industria dei diamanti. Secondo il Fondo monetario internazionale, queste gemme rappresentano l’80 per cento delle esportazioni, un terzo delle entrate fiscali e un quarto del pil. Allo stesso tempo il Botswana registra un tasso di disoccupazione del 27 per cento, che sale al 45 per cento se si considera solo quella giovanile.

Vittoria scontata tra le proteste

Daniel Chapo a Machava, 6 ottobre (Marco Longari, Afp/Getty)

“Il 24 ottobre la commissione elettorale del Mozambico ha dichiarato che il partito al potere Frelimo e il suo candidato presidente, Daniel Chapo, sono i vincitori delle elezioni del 9 ottobre 2024”, scrive Mozambique Insights. “Chapo ha ottenuto il 70,7 per cento dei voti, seguito dal candidato indipendente Venâncio Mondlane con il 20,3 per cento. Il Frelimo ha ottenuto 195 seggi su 250 in parlamento, mentre Podemos (che ha appoggiato Mondlane e il 28 ottobre ha presentato ricorso alla corte costituzionale contro i risultati elettorali) è diventato il secondo partito del paese, con 31 seggi. L’annuncio dei risultati, però, è arrivato tra le denunce di brogli e le dichiarazioni degli osservatori elettorali secondo cui il voto non è stato equo né libero. La missione dell’Unione europea ha riscontrato irregolarità nei conteggi e voti truccati. La sera del 24 ottobre gruppi di giovani hanno protestato in diverse città del paese, tra cui Maputo, Manica, Tete e Nampula, scontrandosi con la polizia e distruggendo proprietà pubbliche e private. In particolare sono circolati vari video di attacchi alle sedi del Frelimo, che non lasciano dubbi sul bersaglio della rabbia popolare. Secondo un’organizzazione locale per i diritti umani le violenze hanno causato undici morti. Com’è già successo in passato, la corte costituzionale si limiterà a convalidare i risultati. La strategia delle autorità è sempre la stessa: non vogliono riconoscere i brogli e sperano che la violenza nelle strade svanisca da sola”. ◆

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1587 - 31 ottobre 2024
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