Americhe

Soldati in ostaggio

Parotani, dipartimento di Cochabamba, 1 novembre 2024 (Claudia Morales, Reuters/Contrasto)

“Duecento soldati sono stati presi in ostaggio il 1 novembre in tre caserme di Cochabamba da un gruppo di contadini armati vicini all’ex presidente Evo Morales, che ha governato la Bolivia dal 2006 al 2009”, scrive la Bbc. Dalla metà di ottobre i suoi sostenitori bloccano alcune delle strade principali del paese per protestare contro quella che considerano una persecuzione giudiziaria nei confronti del loro leader, sotto inchiesta per il presunto stupro di una ragazza di 15 anni. Morales ha cominciato uno sciopero della fame per chiedere un dialogo al governo del presidente Luis Arce, suo ex alleato. ◆

Dopo sei anni due condanne

Rio de Janeiro, 31 ottobre (Bruna Prado, Ap/Lapresse)

“Ci sono voluti sei anni e sette mesi per arrivare alla condanna dei due autori dell’omicidio dell’attivista e consigliera comunale Marielle Franco e del suo autista Anderson Gomes, uccisi a Rio de Janeiro il 14 marzo 2018”, scrive O Globo. Il 31 ottobre un tribunale di Rio ha condannato Ronnie Lessa ed Élcio Queiroz, due ex agenti della polizia militare, rispettivamente a 78 e 59 anni di carcere. Il 30 ottobre Lessa aveva dichiarato di non aver saputo resistere all’offerta di un milione di dollari per commettere il crimine. Il processo non ha coinvolto i presunti mandanti dell’omicidio.

Il controllo di Ortega

Il 31 ottobre l’assemblea nazionale, controllata dal regime di Daniel Ortega, ha approvato la Ley general de telecomunicaciones convergentes. “La norma”, scrive El País, “autorizza l’istituto nicaraguense delle telecomunicazioni e delle poste a richiedere licenze ai canali locali e ai creatori di contenuti internet per poter operare”. Secondo l’associazione dei giornalisti indipendenti del Nicaragua, la legge amplia il controllo del regime sull’informazione ed è una minaccia alla già compromessa libertà d’espressione.

Sempre più poveri

Distribuzione della popolazione in otto paesi dell’America Latina a seconda del lavoro delle persone che abitano in una casa (Fonte: ocse, ojopúblico)

“Dopo la pandemia e la crisi economica del 2023 nuovi indicatori rivelano la fragilità del miracolo economico peruviano”, scrive il sito OjoPúblico. Secondo un rapporto presentato alla fine di ottobre dall’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse), oggi più del 60 per cento degli abitanti del Perù vive in una casa in cui tutti i familiari dipendono da un impiego informale. La cifra è quasi 22 punti percentuali maggiore della media dei paesi dell’America Latina e dei Caraibi. Il rapporto sottolinea che i più colpiti da questa situazione sono i bambini sotto i 5 anni e gli anziani: il 60 per cento di loro vive in case con persone che lavorano nel settore informale. Questo espone all’insicurezza alimentare e alle malattie. Inoltre, chi non ha un contratto guadagna poco e lavora per molte ore consecutive. “In Perù la lotta agli impieghi informali è lettera morta”, conclude il sito.

Una legge che fa discutere

Un giudice della British Columbia, in Canada, ha bloccato il suicidio assistito richiesto da una donna di Vancouver. Il tribunale ha dato ragione al partner della paziente, secondo cui il medico aveva approvato la procedura anche se il caso non rispettava i requisiti previsti dalla legge. “In Canada si discute di questo tema dal 2016, quando fu approvata una legge che legalizzava il suicidio assistito, chiamata Maid”, scrive il Globe and Mail. Negli anni la norma è stata modificata per rendere più facile l’accesso alla procedura. I dati mostrano che il Maid è usato in grande maggioranza da pazienti con malattie in fase terminale, ma c’è il timore che la povertà e il disagio sociale spingano le persone a mettere fine alla propria vita.

Clarens Siffroy, Afp/Getty

El Salvador Il parlamento, controllato dal partito del presidente Nayib Bukele, ha approvato il 30 ottobre l’invio ad Haiti di un contingente di soldati che si aggiungerebbe alla missione internazionale di sicurezza guidata dal Kenya per contrastare le bande attive nella capitale Port-au-Prince ( nella foto ).

Venezuela Il giornalista indipendente Nelín Escalante, che era stato arrestato da alcuni funzionari dell’intelligence il 25 ottobre a Caracas, è stato rilasciato il 1 novembre. Lo ha annunciato lui stesso in un video pubblicato su Instagram.

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1588 - 8 novembre 2024
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