Dire che il 2024 sarà un anno pieno di pericoli potrebbe essere un’esagerazione. Ma vale la pena lanciare un avvertimento: i sostenitori della democrazia di tutto il mondo hanno di che preoccuparsi, vista l’enorme posta in gioco delle numerose elezioni previste nei prossimi mesi. Si voterà in India, Stati Uniti, Russia e non solo: una trentina di paesi sceglierà il presidente o rinnoverà il suo parlamento. Più della metà della popolazione mondiale sarà chiamata alle urne per indicare a molte società e, più in generale, al pianeta la direzione da seguire.
Che ne sarà del ruolo svolto dagli Stati Uniti nella guerra in Ucraina se il potere tornerà al Partito repubblicano, e in particolare a Donald Trump? Che mosse potrebbe azzardare Vladimir Putin per mantenere il controllo sul Cremlino? Quale sarà la sorte di chi difende i valori liberali dopo la prossima ondata populista? Non ci sono risposte ovvie a questi interrogativi ma i fatti sono chiari: la democrazia arranca in tutto il mondo. Il consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite stima un regresso ai livelli del 1989, l’anno della caduta del muro di Berlino. Si calcola che oggi i regimi autoritari siano tre volte più numerosi di quelli democratici. La storia insegna che nulla è immutabile, soprattutto la democrazia. Instabile e fragile, dev’essere continuamente costruita e rinnovata. I suoi nemici sono noti. La sensazione di insicurezza e precarietà della popolazione contribuisce a indebolire le forze democratiche. Questo scenario ha molte varianti. L’ascesa di movimenti identitari, il ritorno dei leader religiosi in politica, l’impennata delle migrazioni, la crisi ambientale: sono tutti fattori che creano confusione. A questi si aggiungono i social network e, ancor più, l’intelligenza artificiale come strumenti per seminare dubbi e proporre soluzioni semplicistiche a elettori in difficoltà.
Ma quella che si prospetta non è una distopia orwelliana. È ora che le democrazie si diano nuove priorità e un nuovo quadro di riferimento. Per guarire le nostre società, ma anche per resistere all’autoritarismo. La riconquista democratica non ha niente di magico. Di recente il Brasile e la Polonia hanno dato l’esempio. Teniamolo presente nei mesi a venire. In particolare dovremmo ricordare che l’astensione fa il gioco degli estremisti. ◆ gim
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Questo articolo è uscito sul numero 1544 di Internazionale, a pagina 19. Compra questo numero | Abbonati