Le autorità filippine sono alle prese con il torbido mondo dei casinò online, chiamati ufficialmente Philippine offshore gaming operators (Pogo), dopo che recenti operazioni di polizia hanno svelato possibili problemi per la sicurezza nazionale legati alla Cina. Gli analisti avvertono che il settore, ritenuto una vera e propria manna economica dal precedente governo di Rodrigo Duterte, potrebbe rivelarsi un “cavallo di Troia” con conseguenze di vasta portata.

I casinò online, in cui gli impiegati filippini distribuiscono le carte del baccarat e altri giochi d’azzardo davanti alle telecamere per gli utenti connessi dalla Cina, hanno avviato le loro attività nei paesi del sudest asiatico quando Pechino ha messo fuorilegge il gioco d’azzardo sul territorio nazionale. In seguito alle retate si sono riaccese le polemiche sui vantaggi economici dei Pogo rispetto ai rischi che comportano: riciclaggio di denaro, traffico di esseri umani, infiltrazione di organizzazioni criminali straniere. E le forze dell’ordine di Luzon, la principale isola dell’arcipelago, hanno trovato durante una perquisizione un’uniforme dell’esercito cinese, alimentando lo sdegno e le paure dell’opinione pubblica.

Le tensioni con la Cina, già forti a causa delle dispute nel mar Cinese meridionale, rendono la questione dei Pogo più complicata e delicata per i funzionari filippini. All’inizio di giugno il ministro della difesa Gilberto Teodoro Jr. ha dichiarato che le organizzazioni criminali che si spacciano per casinò online dovrebbero essere bloccate, perché le loro attività “indeboliscono la posizione finanziaria e il rating del paese e corrompono la società”.

I Pogo hanno guadagnato terreno nel paese sotto Duterte grazie a norme permissive e al rilascio di licenze alle aziende straniere, molte delle quali sono registrate nelle isole Vergini e impiegano lavoratori cinesi. Nel 2019 le preoccupazioni per i Pogo sono diventate così forti che le autorità filippine hanno imposto una moratoria sulle nuove licenze. Quando nel 2022 è stato eletto presidente, Ferdinand Marcos Jr. ha ricevuto molti appelli, incluso quello di Benjamin Diokno, fino a gennaio ministro delle finanze. Perché chiudesse queste attività. Si calcola che dai Pogo nel 2023 le Filippine abbiano incassato 5,1 miliardi di pesos (80,2 milioni di euro).

Secondo Alvin Camba, ricercatore presso il Climate policy lab della Tufts university, negli Stati Uniti, “a Manila mancano le competenze e le conoscenze per controllare il sistema”. A preoccupare gli esperti è in particolare il fatto che questi casinò sono vicini alle basi militari potrebbero essere usati per la raccolta di informazioni o altre attività segrete. Il 14 maggio l’agenzia per l’immigrazione delle Filippine ha rimpatriato 165 cittadini cinesi fermati in una retata a marzo. Un mese dopo l’ambasciata cinese a Manila ha respinto “con fermezza” le accuse dei presunti legami di Pechino con gli operatori di gioco online.

Il modo in cui Marcos affronterà la questione sarà decisivo per la sua credibilità politica. “Se non farà nulla”, osserva Dindo Manhit, presidente del centro studi Stratbase Adr institute con sede a Manila, “potrebbe suggerire una continuità rispetto all’indulgenza mostrata da Duterte, con il rischio di compromettere la fiducia dell’opinione pubblica, la sicurezza nazionale e quella economica”. ◆ gim

Da sapere

◆ Secondo un rapporto dell’Ufficio delle Nazioni Unite contro la droga e il crimine (Unodc) pubblicato a gennaio, casinò online e criptovalute sono un elemento critico per le banche clandestine e il riciclaggio di denaro nell’Asia orientale e sudorientale e alimentano la criminalità organizzata nella regione. “Queste attività ad alto volume di incassi sono state per anni veicoli di operazioni illecite, ma l’esplosione delle piattaforme di gioco d’azzardo online non regolamentate e degli scambi di criptovalute ha cambiato le carte in tavola”, ha commentato Jeremy Douglas, rappresentante dell’Unodc per il Sudest asiatico e il Pacifico. “Le operazioni di polizia in paesi come la Cambogia e le Filippine hanno in parte spinto queste attività verso luoghi meno controllati, come la Birmania e le zone di confine nella regione del Mekong”.


Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it

Questo articolo è uscito sul numero 1569 di Internazionale, a pagina 30. Compra questo numero | Abbonati