All’inizio di ogni estate l’autobus cominciava a riempirsi di adolescenti. Tang Mingfang, capoufficio quarantenne, osservava la navetta che collegava i dormitori dei dipendenti allo stabilimento del gigante taiwanese della Foxconn a Hengyang, specializzato nelle forniture per Amazon e situato nel sud della Cina.
Quei ragazzi avrebbero avuto il compito di assemblare i Kindle e le casse bluetooth Echo in vista del Natale. All’apice del ciclo produttivo erano talmente tanti che non bastava un solo viaggio a riportarli. Inviati dai loro istituti professionali, gli studenti arrivavano a centinaia nell’ambito di un accordo con la Foxconn. L’azienda è il primo datore di lavoro privato della Cina, con più di settecentomila dipendenti, ed è il produttore esclusivo nel paese per la Apple e Amazon. Nei periodi di maggiore attività per le fabbriche cinesi, è facile vedere studenti dai 16 anni in su assunti per soddisfare l’aumento della domanda.
Una volta raggiunta la fabbrica di Hengyang, il loro compito era montare dispositivi elettronici, a volte lavorando dieci ore al giorno. Non avevano scelta. Se si fossero rifiutati, gli insegnanti avrebbero potuto bocciarli. Tang sapeva che imporre ai ragazzi turni notturni e straordinari era illegale, oltre che ingiusto. Sottoposti al lavoro della catena di montaggio, gli studenti ripetevano all’infinito movimenti meccanici e frenetici. Tang non sopportava l’ostilità con cui li trattavano gli insegnanti.
Tang è basso, serio e ha un’espressione allegra. Si definisce “una persona beneducata”. All’inizio non ha parlato con nessuno di quello che stava succedendo, ma un giorno ha scoperto da alcuni colleghi che un insegnante aveva picchiato uno studente lasciandolo in lacrime all’interno dello stabilimento.
I responsabili delle catene produttive non punivano i ragazzi direttamente, ma si lamentavano con gli insegnanti. Nel caso specifico, l’insegnante aveva urlato al ragazzo e l’aveva trascinato per un orecchio. Tang in quel momento ha pensato a suo figlio, che stava per cominciare le elementari. E se i suoi insegnanti l’avessero trattato nello stesso modo? Non avrebbe mai potuto accettarlo. Così nella primavera del 2019 ha deciso di fare qualcosa.
Tang è nato nel febbraio 1979 in un’area rurale distante mezza giornata di viaggio dalla fabbrica di Hengyang. La sua giovinezza, trascorsa nella provincia dello Hunan, ha coinciso con la crescita dovuta alle riforme economiche introdotte dopo la morte di Mao Zedong. All’epoca gli investitori stranieri come la Foxconn cominciavano a costruire fabbriche in Cina. In quanto studente di buon livello, gli insegnanti lo incoraggiarono a studiare meccanica, un settore in espansione durante la modernizzazione dell’agricoltura cinese. Seguì i loro consigli diventando il primo della sua famiglia a frequentare l’università.
Finiti gli studi, gli avevano offerto un lavoro in un’officina locale, ma la paga era troppo bassa. Così si trasferì a Shanghai, a più di ottocento chilometri di distanza da casa, dove trovò lavoro in un’officina per auto.
Fuori posto
La carriera di Tang l’ha portato in diverse città, ma nel corso degli anni si è sempre sentito fuori posto. La sua adolescenza nelle campagne non l’aveva preparato alla vita spietata dei grandi centri urbani. In una fabbrica automobilistica della città meridionale di Shenzhen, una banda criminale locale gli aveva offerto una mazzetta equivalente a un mese di stipendio in cambio del suo silenzio sui furti del metallo. Aveva paura di fare una brutta fine, ma non sapeva come rifiutare la tangente. Alla fine confessò tutto al suo superiore, che gli disse di non preoccuparsi. Ma Tang, a quel punto, non voleva più restare nella fabbrica. Così trovò un nuovo lavoro presso la Foxconn, la cui sede principale in Cina si trova a Shenzhen.
Era il 2006, l’anno precedente al lancio del primo iPhone. Con il suo diploma professionale, Tang poteva chiedere di lavorare in ufficio anziché nelle catene di montaggio. Nella sede della Foxconn ha incontrato la sua futura moglie, anche lei arrivata dalla provincia dello Hunan. Dopo la nascita del loro primo figlio, la donna ha lasciato la fabbrica per tornare nella sua città natale e occuparsi del bambino. Tang li vedeva una o due volte all’anno, un fatto non insolito per un lavoratore migrante cinese. Ma voleva stare vicino alla famiglia, così nel 2016 ha ottenuto il trasferimento nello stabilimento di Hengyang, dedicato alla produzione per Amazon. Il suo ufficio si affacciava su un’area recintata riservata al personale. Era felice di poter vedere i familiari più spesso e andare a trovarli ogni mese. Come molte madri cinesi, la moglie di Tang viveva con i genitori, che la aiutavano a crescere il bambino. Il suo stipendio e quello della moglie, impiegata in una fabbrica locale, bastavano a far quadrare i conti, ma niente di più. In ogni caso il lavoro come supervisore dell’inventario non era faticoso.
Ogni settimana ordinava il numero esatto di componenti necessari per la produzione, lo stretto necessario. Gli sembrava una cosa sensata, perché permetteva di ridurre i costi al minimo. A un certo punto, però, ha cominciato a rendersi conto che anche con la forza lavoro veniva adottato lo stesso metodo. A quell’epoca gli stipendi cinesi erano in crescita e le fabbriche cercavano nuovi modi per risparmiare. Le aziende avevano capito che avrebbero potuto farlo assumendo lavoratori precari con bassi salari per i picchi dell’estate e dell’autunno, liberandosene quando la produzione calava dopo Natale, evitando così di pagare l’assicurazione medica e le pensioni. Quel sistema aveva creato una popolazione di migranti precari che si spostavano da una fabbrica all’altra, a volte restandoci solo pochi giorni.
Le leggi cinesi sul lavoro fissano un tetto alla percentuale di lavoratori stagionali sul totale della forza lavoro, stabilendo che più del 90 per cento dei dipendenti dev’essere impiegato a lungo termine. Ma le ispezioni sono rare e le azioni disciplinari ancora di più, soprattutto se si tratta di aziende che pagano tasse cospicue alle amministrazioni locali.
Tang e i suoi colleghi discutevano spesso dell’aumento di lavoratori temporanei, che svolgevano le stesse mansioni di quelli a contratto ma a condizioni peggiori. In alta stagione il numero di dipendenti nello stabilimento della Foxconn di Hengyang arrivava fino a diecimila, ma in bassa stagione, quando restavano solo i lavoratori a lungo termine, il numero scendeva a duemila. Nel frattempo aumentavano gli studenti “stagisti”, incaricati di tappare i buchi nel ciclo produttivo estivo. Tang e i colleghi ritenevano che questa pratica fosse dovuta al successo dello stabilimento nell’ottenere più ordini da Amazon e alla pressione per accelerare la produzione. Ma a volte avevano l’impressione che tutti i lavoratori della catena di montaggio fossero precari.
Nelle pause dal lavoro, Tang leggeva. Soprattutto notizie di politica e di economia, tanto che i suoi colleghi lo chiamavano Tang Baidu, come il motore di ricerca cinese. Un giorno, scorrendo i social network, ha scoperto che qualcuno stava indagando sulle assunzioni nella fabbrica della Foxconn.
In carcere aveva diritto solo a una telefonata con la moglie ogni mese
Nel giugno 2018 l’ong China labor watch , con sede a New York e specializzata nelle indagini sotto copertura nelle fabbriche cinesi, aveva pubblicato un articolo sullo stabilimento della Foxconn di Hengyang in collaborazione con il periodico britannico The Observer. L’articolo ipotizzava che i precari rappresentassero più del 40 per cento della forza lavoro nello stabilimento, cioè il quadruplo del limite consentito. All’epoca Amazon aveva dichiarato di aver “immediatamente richiesto un’azione correttiva” e aveva promesso di risolvere il problema. Sulla scia di quelle rivelazioni, il superiore di Tang aveva previsto che ci sarebbero stati cambiamenti nel sistema delle assunzioni. Tang gli aveva creduto, ma all’arrivo dell’estate gli studenti e i precari si erano presentati puntuali.
Basta silenzi
A quel punto aveva capito che quelle dei dirigenti erano solo vuote promesse. Era convinto che i vertici della fabbrica stessero violando la legge. Deciso a verificare i suoi sospetti, ha consultato la rete informatica interna. Tang è rimasto colpito perché i dati confermavano le enormi alterazioni nella composizione della forza lavoro.
Poi c’è stato l’incidente dell’insegnante e del ragazzo in lacrime, e ha capito di non poter più stare in silenzio. Quando è tornato in fabbrica dopo le vacanze per il capodanno cinese, all’inizio del 2019, ha scritto un’email a China labor watch rivelando che lo stabilimento della Foxconn a Hengyang stava continuando a violare le leggi sulle assunzioni. A quel punto si è chiesto cosa sarebbe successo. Sapeva che gli informatori come Edward Snowden erano stati molto elogiati dai mezzi d’informazione cinesi per aver rivelato le attività di sorveglianza del governo statunitense.
A maggio il fondatore di China labor watch ha risposto a Tang, comunicandogli che stava pensando d’inviare degli investigatori in incognito nella fabbrica, ma aggiungendo che aveva bisogno di prove concrete. Per Tang è stato facile procurarle. Pensava che nel peggiore dei casi sarebbe stato licenziato, ma era pronto ad accettarlo. D’altronde la sua carriera procedeva lentamente e il suo stipendio era di appena cinquemila yuan (circa 640 euro). Con la sua esperienza, avrebbe trovato qualcosa di meglio.
Nell’agosto 2019 China labor watch e il Guardian hanno pubblicato nuove rivelazioni. Ancora una volta, Amazon ha annunciato che avrebbe “discusso la situazione con la Foxconn ai livelli più alti” e ha inviato alcuni ispettori. La Foxconn ha licenziato il direttore dello stabilimento e il responsabile delle risorse umane, ma al tempo stesso ha avviato un’indagine interna per scoprire chi fosse l’informatore. Una settimana dopo la pubblicazione dell’articolo, un agente della polizia locale si è presentato a casa di Tang accompagnato da due dirigenti della Foxconn. Tang è stato arrestato e portato in caserma, dov’è stato sottoposto per ore ad abusi fisici e verbali, fino a quando ha accettato di firmare una confessione.
Per i dieci mesi successivi ha ricevuto l’ordine di presentarsi regolarmente in ufficio, ma ogni giorno lo scortavano in una sala riunioni dove i responsabili della sicurezza potevano sorvegliarlo. Lì restava a guardare mentre la vita dell’ufficio si svolgeva come se niente fosse. In un’occasione ha visto una persona dello staff di Amazon frugare nei cassetti del suo vecchio ufficio. Ancora oggi non sa dire perché. Alla fine è stato ricondotto alla stazione di polizia e accusato di aver rubato documenti commerciali segreti.
Per nove mesi, rinchiuso in un centro di detenzione, ha atteso l’avvio del processo. In base alla legge cinese sulla concorrenza, l’azienda avrebbe dovuto fornire prove dei danni arrecati dal comportamento di Tang. La Foxconn ha dichiarato che ad agosto, a causa delle rivelazioni del suo dipendente e della conseguente necessità di aumentare gli stipendi, aveva perso 1,4 milioni di yuan (180mila euro).
In tribunale l’avvocato di Tang ha sostenuto che le perdite della Foxconn fossero state causate dal comportamento illecito dell’azienda e che dunque il caso avrebbe dovuto beneficiare dell’esenzione per gli informatori prevista dalla legge. Inoltre l’avvocato ha dichiarato che i documenti consultati dal suo cliente erano accessibili e tutt’altro che segreti. Ma secondo Tang i giudici non se la sono sentita di riconoscere le attività illegali della fabbrica.
Il 1 luglio 2020 Tang è stato condannato a due anni di carcere per aver violato il segreto aziendale. Nel 2021, pochi mesi dopo la sua scarcerazione, in una zona industriale situata nei pressi di Shenzhen dov’era andato per cercare lavoro, Tang mi ha detto: “Nella vita ci sono svolte decisive in cui, se fai il passo giusto, sei al sicuro. Io sono sempre inciampato”.
Nei due anni passati dietro le sbarre, prima in detenzione in attesa del processo e poi in carcere, Tang ha dovuto lavorare duramente. Insieme ad altri detenuti ha piegato origami di carta dorata e argentata venduti nei templi del monte Heng, una famosa località turistica della provincia di Hunan, e ha confezionato fiori di plastica destinati alla vendita.
I detenuti ricevevano tre pasti al giorno, “ma anche i cani si sarebbero rifiutati di mangiarlo”, ricorda. In carcere ha incontrato uomini che avevano fatto più esperienze di lui. Alcuni erano molto giovani, ma Tang sentiva di avere qualcosa da imparare da tutti. I loro racconti avrebbero potuto riempire un libro. C’era un dirigente ricco che aveva litigato con un capo della polizia locale, scatenando una faida che era finita sulle prime pagine dei giornali nazionali. C’era un giovane che era stato coinvolto in uno scandalo di prestiti online con la sua ragazza. C’erano alcuni uomini che entravano e uscivano di prigione fin da quando avevano lasciato la scuola. Uno di loro aveva guadagnato somme da capogiro contrabbandando merce dalla Birmania. In molte delle storie che ascoltava ritrovava errori giudiziari e coincidenze ricorrenti che avevano rovinato la vita delle persone.
Il valore dell’onestà
In quel periodo Tang ha cominciato a riflettere sulla sua ingenuità e su come avesse sopravvalutato il valore dell’onestà, sia quando aveva affrontato le bande nella fabbrica di autoricambi sia quando aveva deciso di denunciare gli illeciti nello stabilimento della Foxconn. Davanti alle prove prodotte da Tang, la Foxconn aveva riconosciuto l’esistenza di un problema e aveva promesso di risolverlo. Ma nel 2022 Tang ha saputo da Li – il fondatore di China labor watch, che aveva continuato a inviare investigatori in incognito a Hengyang – che la struttura ricorreva ancora al lavoro degli studenti oltre i limiti consentiti.
In carcere Tang ha scoperto che suo padre era morto a causa di un ictus, e non ha potuto partecipare al funerale. Da quel momento è stato impossibile nascondere il suo arresto alla famiglia allargata, agli amici d’infanzia e ai vicini. Non sapeva cosa si dicesse in giro di lui, perché in carcere aveva diritto solo a una telefonata di cinque minuti con la moglie ogni mese. Ma era sicuro che ormai si fosse sparsa la voce. Tra l’altro in prigione non poteva guadagnare e quindi mantenere la famiglia. Sapeva che la moglie soffriva a causa sua e temeva che perdesse la pazienza. Un giorno lei gli ha detto che da quando era finito in galera era diventato una persona diversa. Anche altri parenti avevano subìto le conseguenze del suo arresto. I nipoti avevano paura di essere penalizzati nella carriera nel servizio pubblico perché avevano uno zio con precedenti penali. Poco dopo la sua scarcerazione, la sorella di Tang (a cui lui era molto legato) è morta al termine di una lunga malattia. Tang si è sentito in colpa per non esserle stato accanto.
Comportamento punitivo
Era sempre più convinto che avrebbe dovuto dimostrare a se stesso e alla famiglia di aver preso la decisione giusta. Voleva che Amazon e la Foxconn si scusassero con lui e che il suo verdetto di colpevolezza fosse ribaltato, in modo da poter trovare un nuovo lavoro e “lavare via l’onta” dalla sua famiglia. Inoltre voleva assicurarsi che lo stabilimento della Foxconn a Hengyang smettesse di usare il lavoro forzato degli studenti.
Mentre era in prigione, un avvocato di nome Liu Siyao aveva pubblicato un articolo in cui sosteneva che l’informatore non avrebbe dovuto essere incriminato. Liu aveva ribadito che le perdite della Foxconn erano la conseguenza delle violazioni commesse dall’azienda e che il comportamento “punitivo” del gigante taiwanese era palese. “Anche se l’azienda coinvolta è molto famosa, siamo convinti che un tribunale dovrebbe mantenere la propria imparzialità. È triste che il giudice non abbia preso in considerazione la tesi dell’accusato, emettendo una sentenza difficile da accettare”.
Quando Tang è stato scarcerato, per prima cosa è tornato a casa, dove ha bruciato bastoncini di carta sulla tomba del padre, in lacrime. “Non ho fatto nulla di male”, ha detto davanti alla lapide. “Non preoccuparti per me”. Poi ha cominciato a preparare il suo ricorso, ma non ha trovato nessun avvocato disposto a difenderlo. Molti non avevano nemmeno il coraggio di scrivergli su WeChat, ma gli hanno inviato messaggi vocali, convinti che fossero più difficili da intercettare, per fargli presente che il suo caso era troppo difficile. Un giornalista gli ha spiegato che era rischioso mettere in discussione il verdetto di un tribunale. Tang comprendeva la loro titubanza e non voleva mettere in pericolo nessuno.
Nel sistema penale cinese, dove il tasso di condanne è del 99 per cento, un avvocato deve avere coraggio per sfidare un giudice. In Cina la separazione dei poteri è inesistente: i procuratori, la polizia e i tribunali rispondono al Partito comunista. Tang sospettava che nessun avvocato cinese avrebbe accettato il caso per via dell’influenza politica della Foxconn. “Può essere difficile ribaltare il giudizio dei tribunali locali, perché significa sottolinearne gli errori e addirittura accusarli di abuso di potere”, spiega Jeremy Daum, del Paul Tsai China center, un centro studi presso la facoltà di legge di Yale.
Determinato a non arrendersi, Tang ha accettato il consiglio di Li e ha scritto una lettera aperta al presidente di Amazon Jeff Bezos, pubblicata online da China labor watch nel gennaio 2022. Nella lettera Tang ha raccontato la sua storia e ha detto di aver subìto un’ingiustizia.
La lettera di Tang non ha ricevuto risposta. Amazon ha dichiarato di “rispettare le leggi e le normative in tutte le giurisdizioni” in cui opera e di pretendere “che i fornitori seguano le regole aziendali”. Le leggi statunitensi rendono difficile dimostrare che una multinazionale è responsabile per gli abusi commessi all’estero. Nel 2022 Tang si è rivolto a un consorzio di consulenti legali che si occupano di diritti umani. Gli avvocati di Tang stanno valutando la possibilità di presentare denuncia negli Stati Uniti ma anche in Francia e in Germania, dove la legge obbliga le aziende a impedire le violazioni dei diritti umani nella loro catena di approvvigionamento, non solo a reagire dopo i fatti.
In cerca di giustizia
Qualche mese fa Amazon ha presentato una nuova linea di casse Echo, prodotte nello stabilimento della Foxconn di Hengyang. Nel 2022 l’azienda ha registrato un aumento del 35 per cento nell’uso della tecnologia Alexa contenuta nelle casse. Secondo le stime di Amazon le vendite per l’ultimo trimestre dell’anno hanno raggiunto i 160 miliardi di dollari.
Oggi Tang è preoccupato e non sa se riuscirà a ottenere giustizia. “Vivo costantemente nell’incertezza”, spiega. A volte gli amici gli chiedono di partecipare alle loro iniziative, ma Tang sente di avere ancora un conto in sospeso. Tiene aperta la corrispondenza con i suoi avvocati ed è tornato a seguire l’attualità, soprattutto le notizie che riguardano la Foxconn e Amazon. Passa il tempo a lavorare o a cercare lavoro. Dopo la scarcerazione, ha dormito sul pavimento della casa di un vecchio amico. Ogni assunzione in una fabbrica prevede una serie di controlli, e con i suoi precedenti penali non riesce a trovare un incarico come quello precedente. Così è diventato precario anche lui.
Dato che le grandi fabbriche impongono controlli più approfonditi sul passato dei candidati, Tang è costretto a lavorare in piccoli stabilimenti. Fa la spola tra la costa meridionale e quella orientale. Spesso si chiede se, tornando indietro, rifarebbe le stesse scelte. ◆ as
◆ 1979 Nasce in una zona rurale in Cina.
◆ 2006 Va a vivere a Shenzhen per lavorare in uno stabilimento della Foxconn.
◆ 2016 Si trasferisce nello stabilimento di Hengyang per stare più vicino alla famiglia.
◆ 2019 Denuncia le violazioni dei diritti dei lavoratori nella fabbrica con un’email alla ong China labor watch. Pochi mesi dopo lo arrestano.
◆ 2020 Riceve una condanna a due anni di carcere per violazione del segreto aziendale.
◆ 2021 Esce dal carcere.
Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it
Questo articolo è uscito sul numero 1547 di Internazionale, a pagina 70. Compra questo numero | Abbonati