Piazza Taksim a Istanbul, Turchia, piena di persone festanti e di bandiere turche la sera del 16 luglio 2016. (Huseyin Aldemir, Reuters/Contrasto)

Decine di migliaia di persone sono scese in piazza ieri sera a Istanbul, Ankara e Izmir per celebrare il fallimento del colpo di stato militare del 15 luglio.

Oggi si riunisce il governo in seduta straordinaria, mentre in tutto il paese continuano le ritorsioni su esercito e magistratura: finora sono state arrestate circa seimila persone, tra cui cinquanta ufficiali solo nella mattina del 17 luglio, e circa tremila giudici e pubblici ministeri sono stati sospesi, con l’accusa di aver sostenuto il golpe.

Il presidente Recep Tayyip Erdoğan sta purgando tutti quelli che considera vincolati a Fethullah Gülen, un religioso molto influente nel paese che vive in Pennsylvania, negli Stati Uniti. L’imam nega il suo coinvolgimento, ma le autorità turche concentrano le accuse su di lui.

Il primo ministro Binali Yıldırım ha dichiarato che nessun paese che ospita Gülen può essere considerato amico della Turchia. Erdoğan ne ha chiesto l’estradizione e il ministro del lavoro ha suggerito che gli Stati Uniti siano dietro al tentativo di sovvertire il governo turco.

Il segretario di stato John Kerry ha replicato chiedendo ad Ankara di non fare “insinuazioni pubbliche” sul coinvolgimento statunitense, affermazioni “assolutamente false e dannose” per le relazioni tra i due paesi.

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it