Sono passati quasi sei anni dalla notte del 13 novembre 2015, quando gli attacchi terroristici al Bataclan e allo Stade de France provocarono 131 vittime e più di 400 feriti. Mercoledì 8 settembre si apre il processo contro i venti imputati superstiti. Tra loro il trentunenne belga di origini marocchine Salah Abdeslam, unico superstite del commando armato collegato al gruppo Stato islamico. Il processo dovrebbe durare circa nove mesi.
Il procedimento dovrà far luce sulle zone d’ombra di quel massacro: com’è stato possibile che la capitale di un paese come la Francia sia stata in ostaggio, per ore, di un gruppo di terroristi; dove hanno fallito i servizi di intelligence, non solo francesi, che non sono riusciti a evitare che i terroristi viaggiassero indisturbati tra il Belgio e Parigi; cosa ha impedito, nonostante il tragico precedente della strage nella sede del settimanale satirico Charlie Hebdo, una reazione più rapida delle forze di sicurezza la sera degli attentati.
Il documentario di Francis Gillery realizzato per la rete franco-tedesca Arte (e disponibile su Arte Italia con sottotitoli in italiano) cerca di far luce sugli avvenimenti di quella notte, grazie anche alle testimonianze di Manuel Valls e Bernard Cazeneuve, ai tempi primo ministro e ministro dell’interno della Francia.
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