Una nuova malattia che può provocare la morte di intere popolazioni di ricci di mare si sta diffondendo rapidamente negli oceani di tutto il mondo. L’epidemia è comparsa per la prima volta nel mar dei Caraibi all’inizio del 2022, quando i ricci di mare della specie Diadema antillarum hanno cominciato a morire in massa. All’inizio gli scienziati non riuscivano a capire le cause del fenomeno, dato che gli animali morti non presentavano tracce di batteri o virus patogeni.
In seguito il colpevole è risultato essere un protozoo appartenente alla sottoclasse degli scuticociliati, organismi unicellulari che provocano malattie in diversi tipi di animali marini ma che finora non erano noti per attaccare i ricci.
A luglio del 2022 anche sulle coste della Grecia hanno cominciato a comparire grandi quantità di ricci morti, appartenenti a una specie affine, Diadema setosum. Nel giro di pochi mesi il fenomeno si è esteso ad altre zone del Mediterraneo orientale, per poi raggiungere il mar Rosso alla fine dell’anno e l’oceano Indiano occidentale a metà del 2023.
Ora uno studio pubblicato su Current Biology ha confermato che il patogeno responsabile di questi ultimi eventi è lo stesso individuato nei Caraibi, e che l’epidemia ha colpito anche un’altra specie, Echinothrix calamaris, suggerendo che anche i ricci appartenenti a generi diversi possono essere a rischio. Nel golfo di Aqaba, nel nord del mar Rosso, entrambe le specie sono scomparse completamente.
Un crollo delle popolazioni di ricci di mare può avere gravi ripercussioni sugli ambienti marini. Questi animali erbivori svolgono infatti una funzione essenziale regolando la presenza delle alghe, il cui sviluppo eccessivo può soffocare i coralli privandoli della luce solare.
È quello che è successo dopo un precedente episodio di mortalità di massa di Diadema antillarum nel mar dei Caraibi nel 1983: la scomparsa dei ricci aveva provocato una crescita incontrollata delle alghe, che avevano sopraffatto interi tratti di barriera corallina. Nei quarant’anni successivi l’ecosistema non si era mai ripreso completamente. All’epoca le cause della moria erano rimaste sconosciute, ma oggi gli scienziati sospettano che possa essere stata provocata da un organismo simile a quello individuato nel mar Rosso.
La velocità con cui l’epidemia si sta espandendo ha stupito i ricercatori, secondo cui la sua diffusione potrebbe essere legata alle attività umane. I protozoi potrebbero aver viaggiato nell’acqua di zavorra delle navi, come hanno fatto molte altre specie marine invasive. Un’ipotesi alternativa è che questi microrganismi fossero già presenti nelle acque delle regioni colpite e che siano diventati patogeni a causa di cambiamenti ambientali, per esempio dovuti al riscaldamento globale.
A questo ritmo la malattia potrebbe presto estendersi a tutto l’oceano Indiano e raggiungere l’oceano Pacifico, minacciando la Grande barriera corallina australiana, già duramente colpita dallo sbiancamento causato dalle temperature da record di quest’anno.
Secondo gli autori dello studio una strategia di contenimento potrebbe essere l’analisi delle acque di zavorra, ma se la diffusione incontrollata dell’epidemia dovesse continuare l’unica cosa da fare sarebbe prelevare al più presto esemplari delle specie di ricci di mare colpite per farle sopravvivere in cattività e reintrodurle nel loro ambiente dopo la scomparsa della malattia.
Questo testo è tratto dalla newsletter Pianeta
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