Ad agosto il primo ministro canadese Justin Trudeau era convinto di due cose: il successo della sua strategia di vaccinazione gli era valso la gratitudine degli elettori canadesi, e il suo principale avversario, il leader conservatore Erin O’Toole, oscillava tra l’impopolare e lo sconosciuto.
Così Trudeau ha organizzato delle elezioni anticipate, previste per il 20 settembre, sperando di ottenere una maggioranza di governo per il suo Partito liberale. Invece i suoi numeri sono scesi immediatamente, confondendo molte persone. A 12 giorni dal voto, è probabile che finisca con un governo di minoranza indebolito o addirittura con un’umiliante sconfitta.
“I liberali hanno probabilmente convocato le elezioni pensando che sarebbero stati in grado di monetizzare la loro gestione della pandemia, facendosi forti della campagna vaccinale e muovendosi in anticipo in vista degli aggiustamenti necessari dopo lo stimolo economico”, spiega Nik Nanos, un sondaggista di Ottawa del Nanos research group. “Ormai la cosa è fuori della loro portata”.
Sensazione di sfruttamento elettorale
Gli analisti ritengono che una possibile caduta di Trudeau possa essere determinata da una serie di fattori.
Per molti il primo punto è l’umore dell’elettorato, che potrebbe sentirsi sfruttato da un politico che ha trasformato una crisi sanitaria in una presa del potere. In un sondaggio quasi il 60 per cento delle persone intervistate ha detto che, in questo momento, nel paese non si dovrebbero organizzare elezioni. I canadesi si sentono a loro agio con un governo di minoranza e non hanno alcun desiderio particolare di aiutare i liberali a ottenere il pieno controllo del parlamento.
Altri indicano fattori tattici: inizialmente Trudeau ha lottato per trasmettere un messaggio chiaro sulla sua visione e le ragioni del voto. Ma subito dopo i conservatori di O’Toole hanno presentato un programma incentrato sull’economia e scaricato buona parte del tradizionale bagaglio ideologico del partito.
Alcuni liberali scoraggiati parlano di stanchezza e di sfinimento da pandemia nel loro partito
Dopo che il vantaggio di Trudeau è evaporato, i liberali hanno cominciato a concentrarsi su questioni controverse – aborto, assistenza sanitaria privata, opposizione ai vaccini e controllo delle armi – con l’obiettivo di presentare i conservatori come reazionari. Il leader conservatore non ha abboccato.
Alcuni liberali scoraggiati parlano di stanchezza e di sfinimento da pandemia nel loro partito. Secondo loro il governo non è riuscito ad arricchirsi di nuovi talenti ed è arrivato alle elezioni fin troppo fiducioso di ottenere la vittoria. Si parla di funzionari liberali tornati dalle vacanze solo pochi giorni prima dell’inizio della campagna elettorale, e di candidati locali a corto di volontari.
“Non capisco come abbiano potuto essere così ciechi di fronte agli umori della popolazione canadese, alla grande preoccupazione della gente nei confronti del covid-19 e al desiderio di tornare a una qualche forma di normalità”, dice Peter Donolo, uno dei vicepresidenti dell’agenza di pubbliche relazioni Hill+Knowlton Canada, già capo delle comunicazioni dell’ex primo ministro liberale Jean Chrétien.
Le mosse dei conservatori
Anche le gaffe non sonno mancate. Trudeau ha dichiarato di non considerare la politica monetaria come una priorità assoluta proprio il giorno in cui l’istituto nazionale di statistica ha riportato l’inflazione più alta dal 2011. La cosa si è trasformata in un filmato usato dai conservatori contro Trudeau nelle loro pubblicità in cui denunciano il costo della vita. Nel corso di un altro sviluppo imbarazzante, Twitter ha rimproverato la ministra delle finanze Chrystia Freeland di aver pubblicato un video falso in cui O’Toole parlava di assistenza sanitaria privata.
O’Toole ha fatto meglio del previsto. Il suo programma include interventi a favore dell’impiego e di grandi spese, come ai conservatori non accadeva da decenni, nella speranza di poter allargare la loro base elettorale.
È anche vero che, nonostante Trudeau abbia gestito bene la pandemia, per molti elettori rimane la sensazione che, nel suo caso, lo stile sia più importante della sostanza, e che il premier sia troppo innamorato della sua stessa fama, in un paese dove il buon senso e la modestia sono apprezzati più del sex appeal.
Modi solari e razzismo
Tuttavia, è troppo presto per dare Justin Trudeau per spacciato.
I suoi errori sono ormai meno dibattuti e l’attenzione dei mezzi d’informazione si sta spostando dai liberali ai conservatori. Una delle questioni più spinose sollevate dai liberali – ovvero se O’Toole allenterà o meno il divieto sulle armi da fuoco d’assalto – sembra sempre più popolare.
Le oscillazioni nelle preferenze tra gli uni e gli altri e forse il dibattito televisivo in inglese il 9 settembre potrebbe spostare gli equilibri .
Nelle passate elezioni, Trudeau si è dimostrato un formidabile animale da campagna elettorale. Nel 2015 si è catapultato dal terzo posto alla vittoria, perlopiù grazie all’immagine di guerriero felice capace di trasmettere l’immagine di un futuro più speranzoso: quelli che lui stesso ha definito “modi solari”.
Trudeau si è aggrappato al potere, a fatica
Nel 2019, ha superato le rivelazioni di essersi più di una volta tinto la faccia di nero per prendere in giro le persone non bianche (blackface) prima di entrare in politica: una notizia che avrebbe determinato la fine della carriera per la maggior parte dei politici. Trudeau ha perso la sua maggioranza in parlamento e il voto popolare, ma ha mantenuto il consenso dei gruppi di elettori urbani necessari ad assicurare un governo stabile con il sostegno dei partiti minori.
La differenza stavolta è che l’attenzione è più concentrata sulle competenze fondamentali di un leader al potere da sei anni e il cui secondo mandato è stato dominato dalla pandemia. “Il paese mormora e vuole qualcuno che gli dica quando tornerà la normalità”, dice Chad Rogers, un consigliere conservatore e socio fondatore dell’agenzia Crestview strategy.
In un sondaggio pubblicato da Abacus Data durante il fine settimana, il 71 per cento dei canadesi ha detto che preferirebbe un cambio di governo: una percentuale quasi identica a quella registrata nei giorni precedenti le elezioni dell’ottobre 2019.
Trudeau si è aggrappato al potere, a fatica. A due anni di distanza, può darsi che sia il massimo che poteva fare. E potrebbe anche essere sufficiente. “Se dopo un’elezione arrivi al governo, è una vittoria”, ha detto Tim Murphy, capo del personale dell’ex primo ministro liberale Paul Martin. “Se sei una minoranza, resti una minoranza, ma sei ancora al governo”.
(Traduzione di Federico Ferrone)
Questo articolo è uscito su Bloomberg News.
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