Se non fossi così timida mi sarei alzata dal tavolino, avrei attraversato la veranda dell’hotel Voramar di Benicassim, in Spagna, e sarei andata dal musicista spagnolo Paco Ibáñez a dirgli che, quand’ero adolescente, associavo la sua chitarra e la sua voce a un’immaginaria comunità di ribelli decisi a cambiare il mondo. “Immaginaria” non si riferisce alla potenza delle sue parole e della sua musica, ma al fatto che questa comunità affollava i miei pensieri, i miei libri e i miei dischi. “Immaginaria” non significa “irreale”: è solo una creazione di spazi diversi da quelli convenzionali.
“Immaginari” e allo stesso tempo reali sono lo spazio e la comunità creati dal festival reggae Rototom Sunsplash (che è il motivo per cui mi trovo in Spagna). Nato in Italia, dal 2010 il Rototom si svolge in esilio a Benicassim perché la sua festa multietnica e multiculturale non era gradita alle autorità italiane. Forse nella memoria spagnola la dittatura fascista è un ricordo ancora molto vivo, mi ha suggerito Filippo Giunta, “profugo italiano” e presidente dell’associazione culturale Rototom.
Ibáñez era tra le centinaia di persone che hanno affollato la tenda dove parlava il filosofo Zygmunt Bauman. L’avidità umana, ha detto Bauman, sta consumando le risorse di questo universo. Ma non ha voluto offrire una ricetta semplice e immediata per il futuro. Ha anche evitato di formulare l’ovvia conclusione della sua analisi della crisi: ancora una volta, capitalismo e democrazia sono incompatibili.
Traduzione di Andrea Sparacino
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