Il generale de Gaulle non avrebbe mai sognato una situazione simile. Grazie alla Brexit, non esiste più un Regno Unito che vuole frenare la marcia verso l’Europa politica. Una Francia politicamente stabile si trova testa a testa con una Germania che dal canto suo non riesce a trovare una maggioranza, con una cancelliera chiaramente indebolita.
Basterebbe questo ad aprire un’autostrada alla Francia, ma c’è di più. Trump si accanisce talmente tanto a screditare il suo ruolo che gli Stati Uniti contano sempre meno sulla scena internazionale. Ricco di aneddoti e confidenze sbalorditive sul suo primo anno alla Casa Bianca, un libro racconta che né il candidato repubblicano né la sua famiglia speravano e credevano nell’elezione di Trump.
Un ex consulente di estrema destra del presidente accusa il figlio, Trump Jr, di tradimento per aver accettato di incontrare, nell’ufficio del padre, un’avvocata russa che offriva documenti compromettenti su Hillary Clinton. Tutto questo conferma l’influenza della Russia, la connivenza con alcune sue figure e l’idea che la candidatura di Trump era solo una trovata pubblicitaria per promuovere il marchio di famiglia.
Errori madornali
E cosa fa il presidente degli Stati Uniti? Favorisce la promozione del libro chiedendone il bando. Da non crederci, ma è ancora niente davanti alla collezione di errori madornali commessi da Trump negli ultimi giorni.
Dopo aver dichiarato di avere “un bottone nucleare più grosso” di quello del presidente nordcoreano e reagito con disprezzo all’annuncio di un dialogo tra Corea del Nord e Corea del Sud, ha poi sostenuto di esserne l’artefice.
Inoltre, dopo aver isolato come mai prima d’ora gli Stati Uniti riconoscendo Gerusalemme come capitale di Israele, ha minacciato di tagliare gli aiuti americani ai palestinesi, colpevoli di aver criticato la sua decisione.
Si è mosso come un elefante nella cristalliera iraniana, e ha tagliato gli aiuti al Pakistan, alleato fondamentale degli Stati Uniti nel sudest asiatico, regione estremamente delicata.
Trump sta abituando il mondo all’idea che si può vivere senza la tutela degli Stati Uniti. È una situazione senza precedenti dalla fine della prima guerra mondiale. Emmanuel Macron ha approfittato di questo varco, presentandosi come arbitro e moderatore di tutti i conflitti. Il 4 gennaio ha annunciato che l’11 novembre riunirà ottanta capi di stato a Parigi per discutere la salvaguardia della pace e della democrazia.
È tanto, forse addirittura troppo. Resta il fatto che il mondo è più che disposto ad ascoltare Macron, perché la Francia è restata la Francia e oggi rappresenta l’Europa.
(Traduzione di Andrea Sparacino)
Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it