I manifesti sono ovunque a Parigi: un uomo prostrato, siede su un carro armato distrutto davanti all’arco di trionfo. Non è un souvenir della liberazione dall’occupazione nazista, ma la pubblicità della mostra Peurs sur la ville. Photographies historiques, réelles et imaginaires.
Molte delle immagini in mostra vengono dagli archivi di Paris Match: immagini sconvolgenti dei grandi conflitti del novecento, presentate tuttavia senza grande originalità. Più sorprendente, invece, la proposta di Patrick Chauvel, 60 anni, veterano della macchina fotografica che ha rischiato la vita sui campi di battaglia di mezzo mondo. Quello che probabilmente è il reporter vivente con più cicatrici sul corpo ha realizzato dei fotomontaggi, incollando su sfondi parigini momenti di guerra che ha documentato.
Il risultato è sorprendente, estraniante, metta a disagio il visitatore. L’intento è di ricordarci che in Francia viviamo il momento di pace più lungo da secoli, ma che non bisogna darlo per scontato. La pace è una cosa fragile e Parigi, come dice la canzone, potrebbe tornare a bruciare. Passato il primo momento di sorpresa, però, le immagini di Chauvel si rivelano troppo artificiali, risultano poco credibili e finiscono per non raggiungere il loro obiettivo. Senza un vero aggancio con la realtà finiscono per far pensare a un esercizio vano, più fragile di quella pace a cui fanno appello.
Internazionale, numero 885, 18 febbraio 2011
Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it