È da tempo che Anna Politkovskaja segue la guerra in Cecenia per il suo giornale, la Novaja Gazeta. Ha sfidato la censura e perfino i militari russi, che l’hanno arrestata ed espulsa.

Come lei ci sono altri giornalisti che testardamente cercano di raccontare al resto del mondo quello che succede laggiù, a Grozny. Ma sono pochi. Minacciati dai russi, visti con sospetto dai ceceni, non sempre appoggiati dai direttori dei loro giornali. Quando nelle guerre i giornalisti non possono fare il loro lavoro, è il segnale che cominciano i massacri. I terroristi ceceni non hanno nessuna giustificazione, ma non è giustificabile neanche la guerra selvaggia scatenata da Mosca.

Anna Politkovskaja scrive che solo il dialogo potrà evitare che si ripetano tragedie come quella del teatro Dubrovka. Non l’hanno ascoltata. Adesso “nessuno potrà sentirsi sicuro in nessun luogo”.

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