Lo scrittore francese belga George Simenon una volta raccontò al quotidiano svizzero Die Tat di aver avuto diecimila amanti. Il giornalista che lo intervistava trascrisse fedelmente e pubblicò. Naturalmente sarebbe bastato ragionarci un po’ per capire che era impossibile. Avrebbe dovuto fare una nuova conquista al giorno per quasi trent’anni di fila. “Follow up” è una di quelle espressioni inglesi difficilmente traducibili se usate riferendosi al mestiere di giornalista. Per esempio, in un’intervista uno dice di essere andato su Marte: il follow up è quando il giornalista, invece di passare alla domanda successiva, insiste per avere maggiori dettagli e, eventualmente, smascherare una bugia, un’affermazione non vera o un’assurdità. In genere basta saper ascoltare con attenzione le risposte e concentrarsi su ciò che viene detto. Spesso il follow up è la cartina di tornasole del buon giornalismo.

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