QWERTYUIOP. Forse era questo il testo della prima email. “Non ricordo bene, ma non doveva essere niente di memorabile”. La scrisse un programmatore, Ray Tomlinson, nell’autunno del 1971, con un computer che aveva una memoria di 192 kilobyte e occupava un’intera stanza. Oggi è difficile immaginare un mondo senza email. L’anno scorso ne sono state spedite una media di 294 miliardi al giorno. Quasi tre milioni di email al secondo.

Negli Stati Uniti si calcola che ogni adulto passi più di un’ora al giorno scrivendo o leggendo email. Sul Wall Street Journal, Jonah Lehrer commenta i risultati di una ricerca della Northwestern university. Scambiamo il maggior numero di email con le persone che conosciamo di meno: un nuovo collega, l’amico di un amico, uno sconosciuto. Persone con cui non parleremmo al telefono, o che non ci capiterebbe di incontrare per caso, ma che grazie all’email diventano facilmente raggiungibili. Analizzando un milione e mezzo di email spedite in sei mesi da 1.052 dipendenti di una stessa azienda, i ricercatori hanno sviluppato un algoritmo che consente di prevedere la natura della relazione tra due persone semplicemente analizzando la rapidità della risposta.

Rispondiamo alle email entro sette ore quando arrivano da amici, entro 11 ore se si tratta di colleghi o comunque nel caso di relazioni professionali, entro 50 ore se si tratta di sconosciuti o persone che non conosciamo bene. Come succede nella vita reale, anche con le email diamo la priorità agli amici e alle persone che ci sono più vicine. In un mondo trasformato da internet e dai computer, le cose più importanti rimangono le stesse.

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