“È giusto che David Letterman guadagni 700 volte più di un insegnante?”. “Ruberesti una medicina che serve a tuo figlio per sopravvivere?”. Michael J. Sandel è un filosofo americano e insegna all’università di Harvard. L’edizione cinese di Newsweek l’ha definito la personalità straniera più autorevole dell’anno. In Cina, Giappone e Corea del Sud è accolto come una rockstar.
Sul New York Times, Thomas Friedman racconta che a Tokyo c’era una coda di ore per la sua conferenza e che la gente rivendeva i biglietti a 500 dollari. Sandel ha cominciato la conferenza chiedendo: “Fare bagarinaggio è giusto?”. Justice, il suo corso universitario, è stato frequentato finora da quindicimila studenti. La tv pubblica Pbs l’ha mandato in onda nel 2009 e poi l’ha messo online. Vale la pena dargli un’occhiata: quelle di Sandel somigliano più a performance teatrali che a vere e proprie lezioni universitarie.
Di solito comincia con una raffica di domande, e chiede agli studenti di intervenire, rispondere, discutere. Solo in Asia orientale il libro basato sul suo corso,
Giustizia, pubblicato in Italia da Feltrinelli, ha venduto più di un milione di copie. Nel suo nuovo libro, What money can’t buy, Sandel cerca di confutare l’idea che i mercati siano neutri dal punto di vista morale. Sandel non è un socialista né è contrario ai mercati in sé, ma è preoccupato dal fatto che “negli ultimi trent’anni i mercati – e i valori di mercato – hanno governato le nostre vite come mai era successo prima”.
Molti degli articoli di questa settimana parlano di soldi, e di mercati, e di cosa si può comprare e vendere. Perché è una questione che riguarda il modo in cui pensiamo di vivere insieme: “Vogliamo una società dove tutto è in vendita? O ci sono alcuni beni che i mercati non rispettano e che i soldi non possono comprare?”.
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