Occupa poco spazio, si lega alle parole senza interruzioni e le unisce. Molti fanno fatica a distinguerlo dal fratello maggiore, il trattino lungo, che separa – per esempio introducendo un inciso, un commento, una spiegazione – e spezza il discorso. Il trattino breve, invece, innanzitutto tiene insieme una parola quando si divide per andare a capo.
E poi mette in relazione parole diverse o numeri: Siena-Roma 1-3. È utile se si vuole essere brevi: “l’autostrada Mosca-San Pietroburgo” (Internazionale 977, p. 70), a percorrerla in auto ci vorranno 7-8 ore. Il trattino breve unisce i nomi, come nel “progetto-vetrina” (p. 32) e negli “stati-nazione” (p. 36), ma anche gli aggettivi, come per le “capacità tecnico-scientifiche” (p. 41).
Insomma stabilisce rapporti, legami, anche complessi, compreso quello di amore-odio. Su Internazionale, però, certi trattini sono mal tollerati. Come quello che segue un prefisso: antieuropeista e postatomico infatti non ce l’hanno mai (anti-Obama e post-Berlusconi invece sì, almeno per ora). Nei composti, poi, il trattino è una rarità. Internazionale fa una scelta netta: babysitter o baby sitter, baby-sitter no. Ma se il composto è un marchio, come la Coca-Cola (p. 24) non c’è niente da fare. Il-copyright-non-si-tocca!
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