John F. Goodman, Mingus secondo Mingus
Minimum fax, 482 pagine, 18 euro
Nel 1972 un giovane giornalista chiese al grande musicista jazz Charles Mingus, che all’epoca stava vivendo uno dei suoi momenti di successo, di fargli un breve sunto della sua vita. “Be’, non vedo perché dovrei”, gli rispose quello, “va’ a prenderti un libro e leggilo. Lì dentro c’è tutta la mia vita”. Mingus provocava continuamente gli intervistatori rigirando le domande come voleva lui, facendo finta di non capire, correggendoli e soprattutto approfittando dell’occasione per raccontare le sue ossessioni: la necessità di superare il jazz per costruire una nuova musica classica; la mancanza di preparazione dei musicisti d’avanguardia; l’avidità di “quelli di Madison avenue”, che per fare soldi rovinavano le menti dei giovani ascoltatori mescolando i generi.
Colpito da questo atteggiamento ostile, ma anche affascinato dalle perle di saggezza critica regalate dal contrabbassista, tra il 1972 e il 1974 il critico musicale John F. Goodman decise di sedersi con Mingus e lasciarlo parlare liberamente. Leggendo le trascrizioni di quelle conversazioni, la cosa che colpisce di più non è tanto l’incontenibile sfrontatezza del musicista, quanto il suo controllo del pensiero, la capacità di esprimere opinioni e sentimenti con esattezza, tramite esempi, spiegazioni, metafore: proprio come pensava che bisognasse fare nella musica.
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