**Raffaele La Capria, Umori e malumori
Nottetempo, 116 pagine, 11 euro;
***Novant’anni di impazienza ***
Minimum fax, 168 pagine, 9,50 euro
La Capria è uno degli ultimissimi rappresentanti del periodo d’oro della nostra storia letteraria e culturale, la seconda metà del novecento, e combatte ancora tra noi. Teniamocelo caro!
E godiamo del suo “stile dell’anatra”, lo stile della leggerezza che non si vede e che è il più difficile da costruire, e della sua condivisibile impazienza (oggi nei confronti di un paese e di una cultura decadenti e cialtroni), dei suoi “umori e malumori”.
Il primo di questi agili libri raccoglie articoli recenti, commenti e confessioni, con in più una perfetta analisi di
Vita e destino di Grossman e un bellissimo ritratto di Cesare Garboli, il secondo è la riproposta – con aggiunte dal nuovo secolo – delle sue riflessioni, tra ricordo, confessione e distanza critica, su tutti i suoi libri, accompagnate da quelle di Manica e Berardinelli che mi sembra rispondano alla definizione lacapriana di “simpatia” (pagina 75 di Umori e malumori), “che vuol dire ‘insieme’ e ‘sofferenza’… e non è un sentimento ma una forma di conoscenza, un processo mentale che ci avvicina alla comprensione dell’altro” e che è “cosa diversa dall’essere simpatici o dal trovare gli altri simpatici”.
Privato e pubblico finiscono per essere, suggerisce La Capria, sempre una stessa cosa a cui guardare con l’immediatezza e l’esigenza del giusto e del vero. E del bello.
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