Marco Franzoso, Gli invincibili

Einaudi, 109 pagine, 15 euro

Mentre sta per arrivare nelle sale il film di Saverio Costanzo con Alba Rohrwacher e Adam Driver tratto dal suo libro precedente, Il bambino indaco, doloroso e disturbante, Franzoso torna con una sorta di sua continuazione.

Il protagonista è ormai solo con il figlio di pochi mesi (ma la madre si ripresenta nelle occasioni importanti, muta e dolente) e, con il consiglio di sua madre, lo “tira su” da solo, mettendo a rischio professione e rapporti con l’altro sesso. La chiave del romanzo – di romanzo si tratta, nonostante il fondo autobiografico – è la tenerezza, un sentimento che appartiene anche agli uomini non ridicolmente macho.

I momenti più belli sono quelli del confronto tra padre e figlio, il modo in cui essi si educano a vicenda: la solidarietà, le conquiste fatte insieme passo dopo passo, alla lettera. Il momento della malattia, per esempio, quando il legame rischia di interrompersi per sempre, ma anche quelli dei primi distacchi: l’asilo, le elementari.

La condizione di “ragazzo padre” è narrata con il dono della semplicità e dell’essenzialità, della non-menzogna. È una condizione ormai diffusa, dice con molta saggezza Simona Argentieri, psicanalista, in

Il padre materno (Einaudi). Un curioso passaggio del romanzo è quello in cui l’autore s’accorge dell’attrazione che un padre materno esercita su molte donne, madri e non.

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