Il 16 ottobre alla Hofstra university, nello stato di New York, Barack Obama si è risvegliato. Dopo la prova fiacca del primo dibattito contro Mitt Romney, ha recuperato. Il presidente ha attaccato l’ex governatore del Massachusetts su donne, lavoro, tasse, energia, immigrazione e perfino sulla Cina, accusando il suo avversario di aver investito in aziende che permettono al governo cinese di spiare i cittadini statunitensi.
Quando gli hanno chiesto che differenze ci fossero tra Romney e George W. Bush, Obama ha risposto che Romney “è ancora più estremista sulle politiche sociali”.
Obama ha spesso strappato applausi, specialmente quando ha usato contro Romney quello che dovrebbe essere il punto di forza dell’ex governatore, ovvero la sua carriera di uomo d’affari. Il presidente ha chiesto a Romney se, da investitore, avrebbe mai accettato un accordo da ottomila miliardi di dollari senza avere spiegazioni sulla copertura. Naturalmente no, ha detto Obama, rispondendosi da solo. “Sarebbe un affare sospetto”.
Per la prima volta Obama ha difeso con convinzione il suo operato in pubblico, abbozzando anche una visione per il futuro. Ma soprattutto, ha provato ad allontanare Romney dal territorio moderato che il suo avversario era riuscito a conquistare nel primo dibattito, riportandolo sulle posizioni di estrema destra delle primarie repubblicane. Obama è riuscito nel suo intento, tanto che Romney si è lamentato perché lo staff del presidente lo ha dipinto “in modo completamente diverso da come sono”.
Traduzione di Fabrizio Saulini
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