Sono arrivato in Francia all’inizio del nuovo millennio, e da allora vi ho visti fare due volte la stessa cosa in due elezioni diverse: caricare la pistola elettorale con un proiettile d’odio e un proiettile d’indifferenza, far girare il tamburo, puntarvi la canna alla tempia e premere sul grilletto. La democrazia, quando è praticata attraverso la strumentalizzazione dei dati, la glorificazione dei sentimenti nazionalisti, l’esclusione delle minoranze sessuali e razziali e il controllo della stampa, può diventare un gioco mortale.
Alcuni, come i partiti meno acclamati (il Partito socialista o il Partito comunista), hanno giocato per recuperare il denaro che hanno puntato sulla roulette russa democratica, senza rendersi conto che questo gioco, prima o poi, cancellerà la possibilità stessa della loro partecipazione parlamentare. Altri, come Emmanuel Macron oggi, sono felici di giocare con la pallottola dell’odio perché credono che il rischio possa portagli una meschina vittoria.
Vi ho visti stringere i denti (chi più chi meno) reggendo il revolver carico puntato alla testa e votare per qualcosa e qualcuno in non credevate più ma che vi sembrava il male minore o una soluzione per “fermare Le Pen”. La separazione tra il desiderio e il voto, tra l’utopia e la partecipazione alle urne, si produce ogni volta che il partito di estrema destra accede al secondo turno e inevitabilmente conduce verso una progressiva erosione dei processi democratici. Presto o tardi (speriamo non domenica prossima) questa distruzione della speranza porterà a un disimpegno degli elettori democratici, che rinunceranno al diritto di voto e porteranno, per omissione, l’estrema destra al potere. A quel punto la pallottola esploderà nel cuore delle istituzioni democratiche e lo farà grazie alla vostra depoliticizzazione e al vostro cinismo.
Ognuno di noi mette un po’ di polvere da sparo nei mezzi di comunicazione, nei social network, nella propaganda politica
Mi chiedo quando smetterete di giocare alla roulette russa (il nome non ha mai avuto così tanto senso come oggi) con il vostro futuro politico collettivo. Credete veramente che non arriverà il giorno in cui la pallottola di un candidato di estrema destra uscirà dal tamburo? Credete davvero che la Francia sia così diversa dagli Stati Uniti, dalla Polonia, dalla Turchia o dall’Ungheria? Pensate che rinunciare alla libertà d’istruzione e alla libertà di espressione, scatenare una guerra fratricida con i nostri concittadini migranti sottoposti al razzismo e perdere i diritti riproduttivi, la libertà religiosa e quel poco di libertà sessuale e di genere per cui abbiamo combattuto negli ultimi anni non sarebbe così diverso da quello che conosciamo già?
L’arma non è caricata dal diavolo. Ognuno di noi mette un po’ di polvere da sparo nei mezzi di comunicazione, nei social network, nella propaganda politica. Ma ora, nel bel mezzo del gioco, l’unico che può svuotare il caricatore e posare la pistola sul tavolo è Emmanuel Macron. Può farlo attraverso un’inflessione del suo programma che possa riavvicinarlo agli elettori della France insoumise, che altrimenti, votando per lui, dovrebbero non soltanto dissociarsi dal proprio desiderio ma anche negare la loro stessa esistenza. Davanti a Marine Le Pen, Macron ha l’obbligo e la responsabilità di democratizzare il proprio programma politico neoliberista e autoritario. Un rifiuto da parte sua di riposizionarsi a sinistra sancirebbe una complicità di fatto con l’estrema destra e la sostituzione della democrazia con la roulette russa.
Forse esiste davvero un’eccezione culturale francese, ma di sicuro non esiste un’eccezione fascista francese: avete le vostre belle tradizioni di odio nei confronti dell’altro, di misoginia e xenofobia… e le alimentate anno dopo anno con il denaro pubblico, trasformando qualsiasi elezione in un gioco d’azzardo con il fascismo, partecipando con paura ma flirtando sempre con l’esaltazione stupida della nazione francese e l’eccitazione della morte, la morte della democrazia.
Il moderato e poliamoroso Bertrand Russell diceva che, se la democrazia non ci assicura un buon governo, quanto meno ci permette di evitare “la più terribile delle tigri”: la tirannia e il fascismo, il nazionalismo etnico, e potremmo aggiungere il suprematismo razziale, sessuale e di genere. Un sistema democratico, secondo Russell, non è definito dalla sua eccellenza, ma dalla facilità con cui può sbarazzarsi di un leader inefficace o corrotto senza ricorrere alla violenza.
Forse qualcuno potrebbe pensare che lasciar governare il Rassemblement national non sia poi un’idea così sbagliata, considerando la brutalità neoliberista di Macron. Ma la verità è che quando un partito autoritario e nazionalista, che ammette apertamente le proprie posizioni razziste, omofobe e transfobiche accede alla gestione delle istituzioni democratiche ottenendo il potere di utilizzare legittimamente la violenza, poi diventa impossibile da fermare. In questa situazione l’unico vantaggio (cruciale) del voto per Macron è che potremo continuare a organizzarci per liberarci anche di lui, il più rapidamente e pacificamente possibile.
(Traduzione di Andrea Sparacino)
Questo articolo è stato pubblicato dal quotidiano francese Libératiom
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