1. Lo stato sociale, Mi sono rotto il cazzo
Dei “codardi con l’amore degli altri”. Di bamboccioni, parchi industriali, politica, cacciabombardieri. Di me, di te “che forse sei la speranza ma se t’incontro va a finire male”. Della critica musicale: “non siete Lester Bangs, non siete Carlo Emilio Gadda”. Né loro i Led Zeppelin e manco gli Area: più un’Avvelenata da mini-Guccini sciolta nell’acido elettropop di I Cani. E pisciano parlantina pop in questo loro Turisti della democrazia, in spiritosa sincronia con gli indignados dei socialcosi; da scatenarci zuffe tra giovani nerd e Giovanardi.
2. L’officina della camomilla, La febbre della puttana
Se Sanremo fosse in mano ai socialcosi, questo twist di psichedelica e vaga poesia, con strumentazione rabberciata ad arte e voce alla centrifuga di Piero Ciampi andrebbe fortissimi, tipo Toto Cutugno. Invece è un trio fatto in casa, idee forti contro offerte libere, maglietta omaggio se prendi l’ep. Vabbè questo nuovo pezzo che dice “in topless sei stupida come un freezer” ha qualcosa, il fascino forse di Genova d’autunno quando nessun torrente tracima e si vaga sotto i lampioni, sintonizzato su frequenze stralunate dell’esistere.
3. Missincat, Fly high
Una ragazza beneducata che canta in inglese ed è apprezzata in Germania. Vola alto tra architetture berlinesi, o almeno se lo augura di farcela, questa signorina milanese in cima al Prenzlauerberg, sillabando ballate che a volte sembra portino verso Ipanema, altre al neo-folk indie suburbano d’America. Si guarda dalle dissonanze come dalle cacche degli husky al parco Solari, ma se entra in un posto e c’è odor di marijuana forse non arriccia il naso. È sul crinale del cool, là dove si può titolare Wow un album e duettare con Dente ugualmente.
Internazionale, numero 936, 17 febbraio 2012
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