1. Jack White, Freedom at 21
In attesa di diventare la prossima aging popstar stile Robert Smith dei Cure, l’ex giovane, ma tuttora talentuoso fondatore dei White Stripes rilancia sulla ruota del popopopò da stadio, parafrasando per il terzo singolo del suo album Blunderbuss il suo stesso riff di Seven nation army con aggiunta di lamentatio sulle donne d’oggi, più strapazzanti che strapazzate. E si concede (con l’aiuto del regista Hype Williams, il Russ Meyer dell’hip hop) un video ultravixen pieno di posti di blocco sexy, Telecaster falliche e carceriere piene di curve sud.
2. Radio Globo ft. Carlo Verdone, Resto a Roma (me conviene)
“T’ho chiamato per proporti una situazione strana, un bel viaggetto… Saigon, che me dichi? …economico, selvaggio”. Le tentazioni di Verdone su un tetto che scotta alla Bufalotta evaporano nell’arsura euro; quest’anno c’è l’Imu, e manco a Torvaianica da mi’ suocera. Versione pauperistico-seria della hit da stabilimento (Endless summer by Oceana) che parodizza. E poi, è tanto bella ‘sta città, e niente male pure la produzione video della maggica Radio Globo. Il tormentone autarchico funziona.
3. Juveniles, Through the night
Rick Astley e i Pet Shop Boys alla consolle. Questa noia da discoteca. I gin tonic scadenti che partono con l’handicap del ghiaccio già sciolto. La bolla nelle orecchie all’uscita, le sneaker fondenti e le felpe che puzzano di sali e tabacchi. Sa di eighties cose di pessimo gusto la tube dell’ennesima band francese – due ragazzini di Rennes circondati da drum machine – capace di mescolarsi al traffico angloamericano dance-pop con savoir faire e cura dei dettagli. Musica pettinata da calciatori, ma video da pura ginnastica electroartistica nel locale caldaie.
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