1. Walter Marocchi Mala Hierba, Tango del pesce azzurro

Da’ a una donna un’alice e ti darà lezioni di cucina per sempre. Chitarrista e montatore, Walter Marocchi, in giro per l’Argentina a intervistare congiunti di Ángela María Ajeta (desaparecida d’origine calabrese, simbolo della resistenza alla giunta militare anni settanta), registra la moglie di un intervistato, che pulendo il pesce ne racconta le virtù in cucina. La spiega dell’acciuga finisce su base di tango in Alisachni, eclettico nuovo album di avventure tra i faraglioni di Capo Caccia, la resaca dell’Avana e lo sciabordio di Trebisonda.

2. Cecilia Quadrenni, Take on me

Da’ a una buona vocalist la migliore canzone di sempre del pop norvegese e ti farà sospirare di nostalgia. Il mitico singolo degli A-ha, risposta di Oslo 1985 ai Duran Duran (e il cantante Morten Harket faceva sembrare uno stoccafisso pure il migliore Simon LeBon) con l’album multiplatino Hunting high and low, ripreso dalla giovane aretina in una versione molto acustico-soft, regge al passare del quarto di secolo e spiccioli, alla faccia del pop presunto effimero degli anni ottanta, che ancora ci ricordiamo il video col tizio che partiva fumetto e diventava carne.

3. North, New life

Da’ un’ex fabbrica in cui suonare a una band di marchigiani, e non andranno più a pesca. Porto Recanati d’inverno, piadinerie con le saracinesche calate, In the garage dei Weezer in loop, le chitarre che emettono malinconia da surfer sotto sale, che comunque vanno a dormire accanto al mare e al risveglio vedono orizzonti lunghi, mica il laboratorio della multinazionale lasciata per inseguire alt.rock. Intimità e coerenza, anche “praticando commercialismo” e bazzicando colloqui di lavoro tra Band­camp (dove c’è l’ep Differences) e una sessione prove.

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