1. Moreno, Per le strade di San Fransokyo
È uno dei posti più belli delle ultime vacanze, la megalopoli californipponica di Big Hero 6, con quelle casine pastello tra i ciliegi in fiore, il golden gate corretto pagoda zen e i combattimenti clandestini di robot. Sognando che l’asl assegni degli assistenti sanitari personali come il Baymax del film, va bene imballare un ritmo ostinato alla Kanye (via Club Dogo) in un ciambellone morbido di pensieri positivi, un rap come pustole di plastica piene d’aria che il rapper genovese sulla strada per San Remo schiaccia con agilità.

2. Egle Sommacal, Nessun posto sicuro
A un livello elementare Il cielo si sta oscurando, album del chitarrista dei Massimo Volume, suona come la rassegna degli allenamenti di un introverso con la sua chitarra: guarda fuori dalla finestra, ascolta la natura, ripensa alle iterazioni di Erik Satie o a quelle di Philip Glass. Moti dell’anima a sei corde, zero virtuosisimi, qualche sonorità aggiuntiva campionata al minimo volume e massima disciplina, esercizi spirituali, non una parola. Il buio intervallo dell’inverno si presta a musiche così, di scarno, persistente calore.

3. The Heart And The Void, Girl from the city by the sea
Nostalgie e speranze in un road movie vista mare con un uomo, una donna, un arpeggio. La freschezza è notevole, considerato che il cammino dalla Scarborough fair della tradizione inglese ripresa da Simon & Garfunkel a Girl from the north country di Bob Dylan è stato lungo. Ma Enrico Spanu, titolare di questo progetto indie folk, con sicurezza intreccia la sua voce a quella di Giulia Biggio, coproduttrice del nuovo ep A softer skin, e naturalmente sottobraccio come ci s’immagina la Suze Rotolo di un freewheelin’ cagliaritan.

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Questo articolo è stato pubblicato il 9 gennaio 2015 a pagina 80 di Internazionale, con il titolo “Italguitar hero”. Compra questo numero | Abbonati

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