C’è qualcosa di implacabilmente logico e profondamente ingiusto nella sconfitta di Alexis Tsipras alle elezioni legislative greche di domenica 7 luglio, vinte dalla destra di Kyriakos Mitsotakis.
Logico perché si tratta delle prime elezioni dopo cinque anni, ovvero dopo la drammatica cura di austerità imposta ai greci dai loro creditori. L’elettroshock è stato brutale, umiliante. Inevitabile che producesse contraccolpi politici.
Inoltre non bisogna dimenticare che Tsipras, alla guida di Syriza (una coalizione della sinistra radicale) all’epoca della sua elezione nel 2015, è stato protagonista di un voltafaccia politico che ha prodotto danni pesanti. Tsipras, infatti, si era fatto eleggere promettendo che avrebbe resistito ai diktat dell’Europa e dell’Fmi, indicendo un referendum con cui i greci hanno bocciato il piano di austerità. Ma alla fine si è trasformato nell’esecutore dello stesso piano rifiutato dai suoi elettori. Alcuni alleati hanno deciso di abbandonare Syriza, ma Tsipras è rimasto in sella. Fino a oggi.
Tsipras ha permesso alla Grecia di superare la crisi più grave dopo il ritorno della democrazia
Ma tutto questo è anche palesemente ingiusto, perché il “tradimento” di Tsipras ha permesso alla Grecia di superare la crisi più grave dopo il ritorno della democrazia, nel 1975. Il leader di Syriza avrebbe voluto essere giudicato in base al suo operato: dall’anno scorso la Grecia non è più sotto tutela europea ed è restata all’interno dell’eurozona, ripristinando la crescita economica dopo otto anni di recessione, mentre la disoccupazione è calata di nove punti percentuale pur restando ancora molto elevata.
E invece gli elettori non hanno giudicato i numeri, ma la vita di tutti i giorni. La classe media, in particolare, ha dovuto pagare in tasse il prezzo del salvataggio del paese, covando una collera che è esplosa nella giornata di domenica.
Tsipras ha permesso al suo paese di superare una crisi di cui non aveva alcuna colpa, ma la politica è un gioco crudele e a Tsipras, oggi, non resta che un terzo dei voti, per salvare l’onore.
Come se non bastasse, a conquistare il potere è l’erede di una delle grandi famiglie politiche profondamente colpevoli per il tracollo della Grecia. Kyriakos Mitsotakis è riuscito a convincere i greci di essere il rappresentante di un rinnovamento politico e di un’alternativa liberale in un momento in cui bisogna rilanciare l’economia e attirare investimenti.
Mitsotakis, alla guida del partito Nuova democrazia, ora ha le mani libere. Può contare su una maggioranza in parlamento dopo anni di coalizioni pericolanti, ed è ben visto negli ambienti dell’economia internazionale.
Queste elezioni segnano il ritorno a una vita politica “normale” in Grecia, con l’alternanza tra le forze di governo e soprattutto l’emarginazione dell’estrema destra e dei neonazisti, che speravano di approfittare della tragedia vissuta dalla popolazione e dell’ondata di nazionalismo sul tema della Macedonia. Non è stato così. Almeno questa è una buona notizia di questo voto storico.
(Traduzione di Andrea Sparacino)
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