Sono “piccoli” incidenti se paragonati ai disastri arrecati dai combattimenti a Bakhmut o dai missili che si abbattono sulle città ucraine. Eppure dicono molto su cosa succede nella società russa, dietro la facciata di relativa normalità mostrata da un anno.
Il 30 marzo è arrivata la notizia di due arresti: quello di un russo la cui storia è di una crudeltà aberrante e quello di un giornalista statunitense trasformato in ostaggio nello scontro indiretto tra Mosca e Washington.
Aleksej Moskalev è il padre single di una bambina di 13 anni, Masha, e già questa è un’anomalia nella società russa. Ma soprattutto Masha è stata strappata a suo padre e messa in un orfanotrofio per aver fatto un disegno contro la guerra a scuola. Ed è la sua insegnante ad averla denunciata alle autorità, provocando questa tragedia. Il padre è stato condannato a due anni di carcere per aver “screditato” l’esercito russo. L’uomo è scappato, ma è stato arrestato il 30 marzo a Minsk, capitale bielorussa, sicuramente perché aveva riacceso il telefono e sono riusciti a tracciarlo. Ora rischia una condanna aggravata e sicuramente non rivedrà la figlia per anni. Scene di vita quotidiana in un paese totalitario.
Una manovra di pressione
Nella stessa giornata è stato arrestato anche il giornalista del Wall Street Journal Evan Gershkovich, a Ekaterinburg, grande città industriale della Russia. Professionista apprezzato e presente in Russia da una decina d’anni, Gershkovich è accusato di spionaggio dalle autorità, che sostengono di averlo “colto sul fatto”.
Washington ha immediatamente condannato l’arresto, che il segretario di stato Antony Blinken ha paragonato a una “presa in ostaggio”. Gli Stati Uniti hanno invitato gli statunitensi che si trovano in Russia a lasciare immediatamente il paese.
Che le spie esistano e a volte si spaccino per giornalisti è risaputo, e i russi ne sanno qualcosa. Ma ora Mosca deve presentare subito prove concrete e credibili, altrimenti dovremo considerare l’arresto di Gershkovich come un tentativo di intimidazione nei confronti di tutti i giornalisti ancora presenti in Russia, che in qualsiasi momento potrebbero subire la stessa sorte del collega.
Questi due eventi ci mostrano una società tormentata dal clima di sfiducia e isolamento generato dalla guerra
La manovra rappresenta anche un modo per fare pressione sugli Stati Uniti, come era successo con la giocatrice di basket Brittney Griner, liberata a dicembre in cambio della scarcerazione di un prigioniero russo, il mercante d’armi Viktor But.
Ognuno a suo modo, questi due eventi ci mostrano una società tormentata dal clima di sfiducia e isolamento generato dalla guerra. Se il disegno di una bambina può essere considerato sovversivo e un giornalista è per forza una spia, allora i danni di un anno di guerra appaiono lampanti.
A tutto questo dobbiamo aggiungere le dichiarazioni pessimiste di Vladimir Putin sullo stato dell’economia russa e la sua ammissione che le sanzioni occidentali potrebbero avere un impatto negativo sulla Russia a medio termine. Le parole del presidente, pronunciate durante un intervento trasmesso in tv, smentiscono l’immagine di una Russia inossidabile e invulnerabile alle sanzioni.
Putin sta preparando la popolazione per un’economia di guerra più dura, con sacrifici imposti dalle sanzioni? In ogni caso la sua presa di posizione è il segno di un conflitto destinato a durare e di un clima poco propizio per il negoziato, oltre che la testimonianza di un presidente pronto ad accettare la regressione del suo paese in tutti gli ambiti.
(Traduzione di Andrea Sparacino)
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