Il 7 maggio la Corea del Sud e il Giappone hanno compiuto un grande passo per mettere fine a un paradosso. I due paesi, infatti, devono affrontare la stessa minaccia (quella della Corea del Nord nuclearizzata), hanno un grande alleato in comune (gli Stati Uniti), e sono entrambi preoccupati dalle mire dell’ingombrante vicino cinese. Eppure il peso della storia li ha sempre separati.
Il 7 maggio il primo ministro giapponese Kishida Fumio è arrivato in Corea del Sud per una visita ufficiale – la prima di un capo di stato giapponese negli ultimi undici anni – facendo subito tappa al cimitero delle vittime di guerra, che comprende anche quelle della lotta anti giapponese. Tra il 1910 e il 1945 il Giappone ha colonizzato in modo brutale la penisola coreana, una vicenda che non è mai stata del tutto superata.
La prospettiva di una riconciliazione divide l’opinione pubblica coreana, perché molti ritengono che Tokyo non abbia mai davvero fatto le proprie scuse. Il 7 maggio Kishida ha dichiarato di sentire “una stretta al cuore” pensando alle sofferenze di quell’epoca, ma non ha pronunciato scuse formali. In ogni caso il presidente sudcoreano Yoon Suk-yeol è convinto che sia indispensabile chiudere le ferite dello scorso secolo e che quello che oggi lega i due paesi sia più importante di ciò che li separa.
Per favorire la rappacificazione, il presidente sudcoreano ha dovuto aggirare un ostacolo. Un tribunale di Seoul ha infatti ordinato ad alcune aziende giapponesi di pagare un risarcimento per i lavori forzati imposti durante l’occupazione. Ma Tokyo si oppone, sostenendo che la questione sia già stata risolta da un trattato firmato negli anni sessanta.
Yoon ha trovato una soluzione creando un fondo privato che si occuperà dei risarcimenti. Molti coreani sono contrari a un accordo che di fatto esonera il Giappone, ma uno dei sopravvissuti ha approvato la proposta. Anche se in Corea del Sud è altamente impopolare, questa formula ha permesso la visita di Kishida.
L’arsenale nordcoreano minaccia sia la Corea del Sud sia il Giappone, regolarmente sorvolato dai missili di Pyongyang
Gli Stati Uniti hanno lavorato molto per agevolare la distensione tra Giappone e Corea. Washington, infatti, considera catastrofico il contrasto tra i due principali alleati in Asia nordorientale, con cui gli Stati Uniti hanno stipulato importanti trattati e dove si trovano diverse basi militari americane.
Il contesto geopolitico è cruciale, e per capirlo basta osservare una carta geografica. L’arsenale nordcoreano minaccia sia la Corea del Sud sia il Giappone, regolarmente sorvolato dai missili di Pyongyang durante le esercitazioni. Altrettanto determinante è la presenza della Cina, ormai diventata un’ossessione per gli Stati Uniti.
Nel 2016 era stato firmato un accordo che prevede una condivisione delle informazioni dell’intelligence tra le due capitali, ma non è mai entrato in vigore. Considerando che si tratta di due alleati degli Stati Uniti, tra l’altro in una zona molto delicata, questa mancata comunicazione sembrava insensata.
Gli statunitensi stanno cercando di rafforzare le proprie alleanze nella zona indo-pacifica per arginare l’espansione della Cina, adottando una strategia ereditata dalla guerra fredda rivisitata in chiave moderna. L’indo-pacifico è uno dei centri nevralgici dell’economia mondiale, un luogo di innovazione, ma anche una delle regioni più esplosive del pianeta. L’allineamento delle alleanze è un processo logico, ma non necessariamente un segno di distensione. Anzi.
(Traduzione di Andrea Sparacino)
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