Quando un aereo precipita in una zona di guerra è inevitabile che si cominci subito a fare delle domande: com’è successo? È stato un incidente o un attacco? Chi c’era a bordo? Chi è stato?

Nel caso dell’aereo da trasporto militare russo che si è schiantato il 24 gennaio nella regione di Belgorod, in territorio russo al confine con l’Ucraina, le risposte non ci sono ancora. Al momento ci troviamo nella situazione fin troppo frequente in cui esistono solo versioni contrastanti e accuse reciproche.

Mosca sostiene che il velivolo, un Ilyushin Il-76, sia stato abbattuto dalla difesa aerea ucraina mentre trasportava 65 prigionieri di guerra ucraini in vista di uno scambio previsto per il giorno stesso. La Russia accusa Kiev di aver commesso un crimine “mostruoso” e ha chiesto una riunione d’urgenza del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.

L’Ucraina smentisce questa versione, senza però negare di aver abbattuto un aereo. Nel suo discorso quotidiano, il presidente ucraino Volodymyr Zelenskyj ha accusato Mosca di “giocare con le vite dei prigionieri ucraini, con i sentimenti dei loro genitori e con le emozioni della nostra società”. Le dichiarazioni russe hanno messo Kiev sulla difensiva, anche perché lo scambio di prigionieri era effettivamente previsto per il 24 gennaio.

Come capire chi dice la verità? Al momento è impossibile, così com’è altamente improbabile che la Russia autorizzi l’inchiesta internazionale invocata dall’Ucraina, che pure rappresenterebbe l’unico modo per stabilire i fatti, l’identità dei passeggeri e la causa della tragedia.

È evidente che la Russia stia facendo di tutto per seminare dubbi nella società ucraina, dichiarando che i prigionieri sul punto di essere liberati sarebbero stati uccisi dal proprio esercito.

Basta ricordare altri episodi simili per capire quanto sia difficile arrivare alla verità, a cominciare da quello dell’aereo commerciale della Malaysia Airlines abbattuto sui cieli dell’Ucraina nel 2014. In quel caso, dopo anni di dichiarazioni contraddittorie, solo a novembre del 2022 un tribunale olandese ha condannato due russi e un ucraino filorusso. I tre si trovavano nei territori controllati da Mosca e dai separatisti.

Lo stesso vale per la diga sul fiume Dnepr, distrutta lo scorso giugno, con accuse reciproche tra Kiev e Mosca.

Con queste manovre sull’aereo abbattuto, Mosca cerca inoltre di alimentare le incertezze degli alleati dell’Ucraina in un momento in cui i contrasti sugli aiuti si moltiplicano. La Russia vuole convincere gli occidentali a non consegnare all’Ucraina nuove armi che le permetterebbero di colpire in territorio russo, come succede sempre più spesso nelle ultime settimane.

Il 25 gennaio la Francia ha reagito confermando l’intenzione di inviare all’Ucraina le armi promesse recentemente da Parigi. Il ministero degli esteri francese ha inoltre dichiarato che non intende commentare la vicenda dell’aereo di Belgorod. “Non siamo nelle condizioni di stabilire se le affermazioni russe siano vere o meno. La Russia ci ha abituati alle menzogne su questi temi”, ha dichiarato un portavoce.

L’informazione è un’arma, a prescindere da quale sia la verità. La guerra in Ucraina non fa eccezione.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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