Il pil italiano sta diminuendo a un tasso di quasi il 3 per cento all’anno. Come nella grande recessione del 2008-2009.

Purtroppo ora registrano risultati negativi anche la Francia e la Germania. Questo dato fa mancare all’economia italiana l’effetto traino garantito dalle esportazioni verso i due paesi vicini. E certamente l’apprezzamento dell’euro sul dollaro statunitense non aiuta la vendita dei prodotti italiani fuori dall’area della moneta unica.

Per quanto riguarda i consumi interni, anche se non sono disponibili ancora dati precisi, non si può essere ottimisti, dal momento che ormai in Italia ci sono quasi tre milioni (ancora il numero tre) di disoccupati. Il problema è che l’inasprimento della pressione fiscale non è stato compensato dalle liberalizzazioni, che avrebbero potuto portare all’alleggerimento dei costi di molti servizi per le imprese e i cittadini.

Un obiettivo prioritario del prossimo governo sarà quello di aumentare la concorrenza nel mercato dei servizi per alleggerire il paniere della spesa delle famiglie italiane. Il nuovo esecutivo dovrà anche garantire una situazione della finanza pubblica sostenibile, in modo da mantenere il debito a livelli accettabili.

È un fatto positivo che la Banca centrale europea (Bce), approfittando del rallentamento dell’inflazione, tagli i tassi d’interesse e si impegni a tenerli vicini allo zero nei prossimi due anni per dare un po’ di respiro all’Europa. Intanto, però, il prossimo governo dovrà tagliare la spesa pubblica per ridurre le tasse sul lavoro.

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