Nell’indagine dell’Ocse sul grado di alfabetizzazione finanziaria dei quindicenni l’Italia ha ottenuto 466 punti. La media Ocse è di circa 500 punti, quindi c’è uno scarto rilevante su cui è opportuno riflettere. I giovani sono sempre più esposti alla necessità di fare in autonomia scelte economico-finanziarie importanti per il loro benessere. Ma per compierle, hanno a disposizione strumenti sofisticati e, a volte, difficili da gestire.
La capacità di valutare il rischio, di confrontare diverse opzioni, di giudicare correttamente le proprie possibilità d’indebitamento è sempre più indispensabile. Come per altri fenomeni nel nostro paese, il grado di alfabetizzazione finanziaria varia molto da regione a regione, riflettendo almeno in parte il divario tra nord e sud. C’è inoltre un significativo divario di genere, con le ragazze meno consapevoli dei ragazzi, una caratteristica che non si riscontra negli altri paesi Ocse.
Come osservano Magda Bianco e Roberto Ricci su
lavoce.info, questi elementi forniscono alcuni spunti sui fattori che hanno portato a questo risultato: la modalità d’insegnamento delle materie scientifiche nelle scuole e il ruolo della cultura e delle famiglie nel trasmettere nozioni finanziarie.
Dal momento che le difficoltà riscontrate nei ragazzi sono le stesse che altre indagini hanno mostrato negli adulti, un primo passo deve essere valutare bene i programmi di educazione finanziaria esistenti e considerare le particolari difficoltà di tipo “cognitivo” che ostacolano l’alfabetizzazione finanziaria.
Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it