Basta avere un bel po’ di soldi e un architetto famoso come Norman Foster o Zaha Hadid per dare nuova vita a una città. Come? Costruendo un museo che diventi il suo simbolo. Bilbao ha inaugurato questa tendenza con il museo Guggenheim di Frank Gehry. E molte altre città stanno cercando di fare lo stesso.
Le linee sinuose della costruzione di Gehry hanno trasformato Bilbao. Negli Stati Uniti, le città di Denver, Fort Worth e Cincinnati hanno costruito nuovi musei e gallerie d’arte diventate celebri. Ma Abu Dhabi, negli Emirati Arabi Uniti, sembra voler battere tutti. La sua nuova isola dei musei, che forse si ispira a quella di Berlino, ospiterà una serie di edifici, tra cui un altro Guggenheim progettato da Gehry. In futuro Abu Dhabi aggiungerà alla sua collezione di musei una succursale del Louvre.
Parigi costruisce spesso nuovi musei. È quasi una tradizione che ogni presidente uscente ne lasci uno come regalo d’addio. Pensate al Centre Pompidou o al museo di arti indigene del quai Branly voluto da Chirac.
Ma ci sono anche i musei che scompaiono. Durante l’invasione del 1990, Saddam Hussein saccheggiò la splendida collezione d’arte islamica Al Sabah del museo nazionale del Kuwait. Il museo nazionale iracheno di Baghdad, invece, è andato distrutto durante l’invasione statunitense dell’Iraq del 2003.
Tutti i gruppi di mujahidin afgani e di taliban hanno contribuito a distruggere la collezione del museo di Kabul, anche se tempo fa a Torino ho visto una bellissima mostra proveniente proprio da lì. E se i nazionalisti cinesi non avessero portato via la collezione del museo del palazzo nazionale dal continente (oggi si trova a Taipei), probabilmente durante la rivoluzione culturale degli anni sessanta le guardie rosse di Mao l’avrebbero distrutta.
Internazionale, numero 734, 7 marzo 2008
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