Più volte durante l’anno, sul mondo dell’informazione piovono a scroscio dati su scuola ed educazione. Arrivano da punti cardinali diversi contrassegnati da nomi spesso non chiari ai più, Tims, Pirls, Piaac, Pisa, Telco, Shanghai. E si succedono rapporti che cercano di incanalare e raccogliere i dati, come fa Education at a glance dell’Ocse.

Anni fa la casa editrice Pearson, leader mondiale nell’editoria educativa, ha commissionato agli esperti dell’Economist (di cui Pearson è comproprietaria) la costruzione di una banca dati che cumuli e integri i dati di varia fonte. Già all’inizio del 2013 avevamo potuto parlare qui di un primo rapporto,

The learning curve. Ora esce una versione 2014 aggiornata a dati del dicembre scorso accessibile e scaricabile dal sito della Pearson.

L’obiettivo è offrire per ciascuno dei trenta paesi esaminati un profilo che permetta di collocarlo rispetto agli altri in base a tre gruppi di indicatori: risorse destinate all’educazione; risultati del sistema educativo ai suoi vari livelli; competenze generali (comprensione di testi, calcolo) e vita delle popolazioni, dall’indice di sviluppo umano a indici di occupazione, reddito e criminalità.

Di questa per ora il rapporto prende in considerazione solo la grande criminalità (numero di omicidi), anche se da alcuni studi appare ancor più rilevante la correlazione (inversa) tra livello educativo e microcriminalità diffusa. Per i contenuti e per le riflessioni che suscita torneremo qui a parlare del rapporto.

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