Dal 2003 il Center for world-class university della Jiao Tong university di Shanghai a metà agosto pubblica l’Academic ranking of world universities (Arwu). Dalle diciassettemila università del mondo sono estratte e graduate le cinquecento meglio qualificate secondo la stima del Center e dei suoi esperti internazionali. Alla graduatoria complessiva si accompagnano graduatorie settoriali per macroaree (scienze, ingegneria, biologia, medicina, scienze sociali) o sottocampi speciali (matematica, fisica, chimica, informatica, economia).

Per il dodicesimo anno Harvard resta l’università numero uno. Ai primi posti anche nelle classifiche settoriali c’è il quartetto delle “indetronizzabili”, come le definisce Le Monde: Harvard, Stanford, Mit e Berkeley. Le università degli Stati Uniti occupano 148 dei cinquecento posti. Per numero complessivo di università tra le 500 elette troviamo Regno Unito (38), Cina (32), Canada, Francia e Italia (21), Australia (19), Giappone (18), Spagna (12). La Svizzera, con solo sette università, piazza però Zurigo e Ginevra ai primissimi posti.

Le italiane meglio piazzate (Pisa, Roma Sapienza, Padova, Bologna) appaiono solo dal secondo centinaio in poi. Come ha detto Alain Beretz, farmacologo, rettore dell’università di Strasburgo (una delle prime cento) e presidente d’una rete di università europee, fa piacere vedersi classificati, ma darsi da fare per arrampicarsi nella graduatoria non ha senso, un’università ha cose più serie a cui pensare.

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